REGGINA: IL GIORNO NON ASPETTA IL GALLO, QUALCUN ALTRO FORSE SÌ

La lunga e, a quanto narrano le cronache, molto rude riunione tenutasi a palazzo San Giorgio nella serata di ieri, ampiamente annunciata e per certi versi auspicata al fine di tentare di dirimere tutte le grandi polemiche generatesi negli ultimi, frenetici giorni, a partire dalla riunione degli ultras della scorsa settimana, sembra avere, almeno apparentemente, ricondotto lo stato delle cose a nulla di molto diverso rispetto a quanto già si sapeva prima.
Perché se, nello specifico, la proprietà ha ribadito la volontà di costruire una squadra competitiva per vincere il prossimo campionato, e se i tifosi hanno reiterato la loro insoddisfazione rispetto a quanto fatto, o comunque esplicitato, sinora proprio in tema di programmazione della stagione entrante, ci pare difficile ritenere che tutto ciò differisca dalla situazione precedente la “crisi” testé vissuta in città. Eppure, a stare attenti, forse qualche differenza c’è.
Abbiamo infatti appreso, dalle dichiarazioni estemporanee rese da alcuni degli attori partecipanti all’incontro, due novità piuttosto significative: la prima, per la verità non tanto sorprendente, riguarda l’acclarata inesistenza di offerte concrete da parte dei due non meglio precisati gruppi, come confidato dal sindaco proprio ai tifosi, e da cui di fatto è scaturito lo sfogo degli ultras e la successiva, perentoria richiesta all’attuale società di passare la mano senza indugio (non ci spieghiamo però, a tal proposito, la totale assenza di reazione, da parte degli stessi tifosi, ad un cambio così netto repentino di prospettive, ma questo è un altro discorso); la seconda concerne il preciso impegno quasi imposto alla proprietà di cedere immediatamente di fronte ad un’offerta concreta e manifesta, o almeno così abbiamo capito.
Ed allora, in mezzo a questo teatro dell’assurdo che vede come protagoniste, nostro malgrado, le vicende della Reggina, a cui siamo costretti ad assistere ormai da troppi anni, viene la tentazione anche a noi di raccontare una storiella, che potrebbe apparire altrettanto assurda: vista però la buona compagnia, tra racconti di multinazionali che fanno la fila per accaparrarsi il club amaranto, pensiamo di non sfigurare più di tanto.
Questa favola narrerebbe di un’amministrazione che, seguendo il vento che tira, riterrebbe non più salutare, in termini di consenso, continuare a sostenere una società che non gode del favore di buona parte dei propri sostenitori, tanto da esprimere inconsueti giudizi tecnici sulla bontà della campagna acquisti; e che tale atteggiamento, in combinato disposto con il malumore del tifo organizzato e con il suddetto impegno a passare la mano senza troppe cerimonie, sembrerebbe voler spalancare la strada verso un determinato epilogo, verso cui non è più un mistero che proprio un rappresentante dell’esecutivo cittadino si sarebbe sorprendentemente fatto promotore, e che nelle scorse settimane ha fatto emergere un inaspettato quanto deplorevole (a parere di chi scrive, ovviamente) gradimento da parte di una consistente fetta di reggini (e sul gradimento la politica non ci sputa mai sopra), che di nome farebbe Luca e di cognome Gallo.
Ora come allora, continuiamo coerentemente a ritenere abbastanza incredibile che qualcuno possa sentirsi rinfrancato dalla prospettiva di restituire la squadra cittadina a chi le ha inferto le prime, decisive ferite mortali, lasciando dietro di sé tante questioni ancora irrisolte ed una marea di debiti e debitori, prima del successivo colpo di grazia comunque diretta conseguenza di quella gestione tanto illusoria quanto devastante, così come permangono i dubbi sulla fattibilità di un’operazione comunque economicamente impegnativa, apparentemente incompatibile con situazioni processuali ben definite e certamente gravose; per contro, riflettendo sulla labilità più volte manifestata da un paese in cui lo stato di diritto è spesso più teorico che pratico, ed in cui l’impresentabilità sovente finisce per costituire un merito, quando non anche un titolo preferenziale, l’incredulità non farebbe alcuna fatica a cedere alla constatazione.
Ma, come specificato, probabilmente è solo una fantasia romanzata e tale resterebbe: magari il club già da domani completerà la rosa con quegli innesti che, mettendo d’accordo addetti ai lavori, tifosi ed istituzioni, le faranno compiere il definitivo salto di qualità e conseguentemente vincere quel campionato che ci consentirà di abbandonare questa maledetta e sempre più indigesta serie D, per la gioia di tutti coloro che, anche ieri sera in piazza, hanno identificato il bene della Reggina come obiettivo unico e supremo, al di là di chi ne detenga il manico. Anche perché chi di dovere sa benissimo, anzi non può non sapere, che qualsiasi altro finale non può essere neanche contemplato, e questa è opinione decisamente generale, per non dire unanime, ed è dunque il primo ad aver interesse a che ciò avvenga.
Anche un altro aspetto, però, riteniamo di poter convogliare un consenso generale: in mezzo a realtà più o meno surreali e favole più o meno concrete, più passa il tempo, più essere tifoso amaranto diventa difficile e logorante, per un lieto fine che sembra non voler giungere mai.