"Mi auguro che lo sport torni ad essere strumento di pace: ricordiamo gli sportivi palestinesi morti a Gaza", un pensiero sulla partita surreale della Nazionale

In corso a Udine la surreale partita tra Italia e Israele, il dovere della società civile é quella di ricordare l'orrore e non dimenticare mai. Non ci sono morti di A e B, non ci sono israeliani o palestinesi, ci sono semplicemente Uomini, Donne, Anziani e Bambini che hanno pagato sulla propria pelle l'orrore della guerra e dell'insensatezza di chi dovrebbe usare con sapienza e giustizia il potere.
Ecco il testo dell'intervento del deputato Berruto, che ha voluto ricordare la distruzione della guerra, quelli che gli Stati venditori di armi considerano "danni collaterali":
"Poco fa, prima del fischio di inizio di questa partita che non avrebbe dovuto essere disputata, ho detto questo in Aula:
“Fra meno di due ore, a Udine, non andrà semplicemente in scena una partita di calcio.
In una città militarizzata, con i cecchini sui tetti, il rumore degli elicotteri, migliaia di agenti a presidiare le strade, posti di blocco e alcuni cittadini invitati ad abbandonare le loro case, si gioca una partita che non ci sarebbe dovuta essere.
Chi dice ancora che sport e politica devono restare separati, volga lo sguardo a Udine, oggi.
Fuori dallo stadio, a sfilare in corteo, ci sono molte più persone di quante ne entreranno dentro. Non sono lì a tifare, ma a testimoniare che la verità non si può cancellare né anestetizzare.
Sono felice per la tregua, per la liberazione degli ostaggi e per i prigionieri politici palestinesi tornati alle rispettive famiglie, ma questa non è ancora pace. La pace non è una fotografia da postare. È un processo da costruire, con giustizia e con rispetto della memoria.
Non si possono cancellare con un colpo di spugna le responsabilità e i crimini commessi dal governo Netanyahu a Gaza, né si possono dimenticare decine di migliaia di vittime innocenti (ci vorrà molto tempo perfino per contarli) e quei bambini la cui unica colpa resta quella di essere nati lì.
La mia convinzione non cambia: questa partita non doveva essere giocata per la sospensione di Israele da tutte le competizioni sportive, dopo due anni di vilipendio delle regole dello sport, della Carta Olimpica, degli statuti di FIFA e UEFA.
Ho denunciato, denuncio e denuncerò l’ignavia di chi ha deciso di non decidere.
Ha parlato però la società civile: in Spagna, fermando la Vuelta, a Oslo domenica scorsa, oggi a Udine.
Mi auguro che lo sport torni a essere strumento di pace, di giustizia, di rispetto. Che accompagni il percorso della pace. Dunque mi auguro che il Comitato Olimpico palestinese possa tornare ad promuovere lo sport, almeno in Cisgiordania. Perché a Gaza, purtroppo, come ha dichiarato il Comitato Olimpico palestinese stesso, non si possono immaginare attività sportive per dieci anni.
Vorrei che stasera, i protagonisti e gli spettatori di quella partita, percepissero il silenzio di ottocento sportivi palestinesi uccisi e insieme il rumore del 95% delle infrastrutture sportive rase al suolo.
Mi aspetto almeno gesto simbolico, non so se succederà, ma voglio che restino almeno le parole del pastore luterano di Betlemme, Munther Isaac, nella sua omelia della notte di Natale del 2023:
“Noi palestinesi ci risolleveremo, l’abbiamo sempre fatto.
Non so voi però, voi che siete rimasti a guardare mentre ci sterminavano.
Non so".