REGGINA: LA SPERANZA È SCOPRIRE CHE FORSE ABBIAMO CAPITO MALE

“Parturient montes, nascetur ridiculus mus” è una locuzione latina, attribuita ad Orazio e risalente all’anno 13 A.C., la cui traduzione odierna viene semplificata nel detto secondo cui un elefante avrebbe partorito un topolino, che indica ovviamente un evento verificatosi molto al di sotto delle aspettative.
Non sappiamo se sia corretto attribuire tale metafora a quanto successo ieri sera, in coincidenza con il comunicato della Reggina, atteso in città dopo le dichiarazioni del patron dell’immediato dopo derby che lasciavano prefigurare interventi importanti e significativi da parte della società seppur, come criticamente evidenziato da queste pagine, su input del gruppo squadra, esplicitamente invitato a “suggerire” il percorso da intraprendere per uscire dalla crisi di gioco e risultati che attanaglia gli amaranto sin da inizio stagione.
Proprio in virtù di tale premessa, non era certo complicato immaginare come le componenti in gioco avrebbero scelto di risolvere le problematiche al proprio interno; dunque nessun provvedimento, nessun esonero e nessuna epurazione, ma un impegno a reagire con “compattezza e determinazione” al fine di “rialzarsi ed affrontare, insieme, le sfide che ci condurranno verso il nostro obiettivo”, motivazioni evidentemente sufficienti per un rinnovo della fiducia nell’attuale progetto tecnico da parte della società.
A voler essere pignoli (ma neanche troppo), tale rimedio prospettato ricorda tantissimo le parole udite, sempre da tecnico e calciatori, quale reazione all’ormai famigerato esordio shock in quel di Favara, seppur la situazione fosse (allora) meno grave di quella attuale, seppur già preoccupante in virtù delle grandi aspettative che precedevano l’avvio di torneo, ed il cui esito è risultato, fatti alla mano, per nulla soddisfacente.
Sia chiaro che nessuno tifava per veder cadere teste, né pretendeva determinate mosse in luogo di altre, nonché presumendo che tutte le parti in causa dovrebbero essere coloro che conoscono lo stato dell’arte: fatto sta che scegliere nuovamente di curare le ferite in autogestione, e dunque prefigurando una totale ed assoluta assunzione di responsabilità, non può rappresentare un immediato toccasana per un ambiente profondamente scottato dall’umiliazione subita al Franco Scoglio, ultima goccia di un inizio di stagione deprecabile, e che certo non riserverà alla squadra ed alla società alcuna indulgenza, quantomeno per le prossime uscite.
Ovviamente non ci azzardiamo a sentenziare che questa soluzione non possa, alla fine, essere foriera di soluzioni fruttuose, riconoscendo a quello stesso gruppo, ancora oggi, qualità morali che non possono essersi dissolte in pochi mesi, anzi non possiamo che auspicare, per il bene della Reggina e dei suoi tifosi, che si sia trattato di una decisione corretta ed adeguata.
Non possiamo tuttavia evidenziare come questo epilogo strida, e non di poco, con i toni ed i contenuti dello sfogo societario di domenica pomeriggio, nonché con le conseguenze prospettate, a meno di non voler ammettere di aver frainteso, o comunque capito male, il quadro della situazione prospettata ed il relativo livello di gravità della stessa; ma soprattutto, a questo punto, continua a sfuggirci quali siano effettivamente le cause delle tante criticità che continuano ad ammorbare il cammino amaranto.
Fermo restando che, ovviamente, ciò che conta è che lo abbiano capito i diretti interessati, non possiamo che coltivare la speranza che si possa finalmente aprire una pagina nuova e dal tenore diametralmente opposto a quanto vissuto: del resto non risulterà molto difficile scoprirlo, basterà attendere l’insindacabile giudizio del campo.