ESCLUSIVA TUTTOREGGINA/ Antonio Aloisi, Primavera Ascoli: «A Reggio anno stupendo, emozionato per l'esordio con gli amaranto»

L'ex giocatore (1997-1998) e allenatore amaranto (2008-2010 alla guida degli Allievi) racconta la sua carriera. Parlando anche del Gubbio.
08.09.2011 21:00 di  Simone Vazzana   vedi letture
La figurina di Aloisi con la maglia dell'Ascoli
La figurina di Aloisi con la maglia dell'Ascoli

Sabato 10 settembre la Primavera di Antonio Venuto esordirà in campionato sul campo dell’Ascoli. Molti degli amaranto ritroveranno Antonio Aloisi, un passato da giocatore nella Reggina (1997-1998) e da tecnico degli Allievi del Sant’Agata dal 2008-2010, prima di tornare nella sua Ascoli per allenare la stessa categoria. Prima del salto in Primavera. Altra curiosità: Venuto e Aloisi sono stati compagni di corso per diventare allenatori. Inoltre, Aloisi ha chiuso la carriera del calciatore a Gubbio, dove ha giocato i suoi ultimi due anni. Conosce l’ambiente e per questo motivo, raggiunto da TuttoReggina.com, è stato possibile realizzare un’intervista a tutto tondo. Aneddoti particolari compresi. Come per esempio la “retrocessione” da attaccante a difensore centrale.

ASCOLI - «Qui la situazione a livello societario non è delle migliori. C’è una crisi importante, ma grazie agli sforzi della famiglia Benigni quantomeno possiamo partire in maniera decorosa. C’è una cascata di problemi evidenti. Il discorso sulla Primavera è stato improntato al risparmio: la società ha deciso di puntare esclusivamente sui ragazzi locali, al fine di non pagare le spese della foresteria per i fuori sede. Infatti, durante la sessione di mercato, non abbiamo concretizzato movimenti esterni. Il gruppo è formato prevalentemente da giocatori classe ’94, con qualche ’95 e un paio di ’93 rimasti. Siamo decisi a onorare il campionato».

ESORDIO CONTRO LA REGGINA - «E’ una coincidenza strana: esordisco contro dei ragazzi che ho allenato per due anni, dal 2008 al 2010, quando erano negli Allievi. E contro una società per cui ho giocato nel 1997-1998, l’anno prima della storica promozione. Per ciò che concerne le Primavera amaranto, come detto, conosco il 90% dei ragazzi di Venuto. Come i vari Catanese, Cianci, Louzada. Ne conosco qualità e caratteristiche. Come noi, anche loro puntano su un gruppo giovane. Ma è nel dna della Reggina già da qualche anno la volontà di non perseguire il risultato come primo obiettivo, bensì la formazione di giovani da far esordire in prima squadra. Il presidente Foti è molto attento al settore giovanile, mostra grande impegno e dispendio economico. Ho visto questa cura durante la mia esperienza da allenatore al “Sant’Agata”: è una tradizione che continua».

RAPPORTI - «Sono ottimi, mi sento ancora con Jack (Simone Giacchetta, ndr), con cui ho anche giocato nella Reggina. Al di là del fatto calcistico si tratta di persone cui sono legato».

RICORDI - «L’annata da giocatore è stata splendida, anche se purtroppo non iniziò bene dal punto di vista personale. Infatti persi 40-50 giorni della preparazione per un problema al menisco. Colomba, e già 13 anni si era capito potesse diventare un grande allenatore, fu bravo a trovare un assetto e a sistemare una situazione difficile. Partimmo in salita, finimmo in crescendo Feci anche quattro gol (che portarono ben 9 punti, ndr), di cui due su rigore. Sfiorammo la A, arrivata la stagione successiva».

MODELLI - «In carriera ho avuto tanti allenatori, ho cercato di rubacchiare dei segreti un po’ a tutti. Quello che ho imparato è che un buon tecnico dev’essere prima un buono psicologo. E deve riuscire ad allenare con il materiale umano messo a disposizione dalla società. Inoltre, si devono capire bene le situazioni velocemente».

MODULO - «In questo precampionato ho adottato diverse soluzioni. La rosa è stata costruita con un’idea tattica precisa e chiara. Ma mi piace divertirmi e far capire ai ragazzi che si possa cambiare in corsa a seconda delle situazioni».

DA ATTACCANTE A DIFENSORE - «Ho iniziato la trafila come attaccante, vista la mia fisicità ero impiegato da prima punta, per sfruttare anche il mio gioco aereo. Nei due anni giocati in Primavera ho fatto bene, sono state due annate positive anche dal punto di vista realizzativo. Poi Castagner mi ha chiamato in prima squadra, mi ha fatto esordire in A da attaccante centrale. E segnai il primo gol in un Ascoli-Sampdoria, dopo 50 secondi. Giocai altre tre o quattro partite da attaccante, ma la concorrenza era folta per un 19enne: due nomi su tutti, Giordano e Casagrande. L’anno successivo, andato via Castagner, arrivò Eugenio Bersellini. Ebbe un’intuizione geniale: nessuno può dire cosa avrei fatto nella mia carriera da attaccante, ma sicuramente il fatto di giocare dietro, la carriera me l’ha allungata. E mi ha permesso di giocare 480 partite trai professionisti. Bersellini, un giovedì, venne nello spogliatoio e mi disse: “Voglio vederti difensore centrale”. Risposi: “Mister, io sto dalla parte opposta del campo”. E Bersellini replicò: “Tu vai e fai quello che sai fare”. La partita dopo giocai titolare contro il Como, marcai Corneliusson. Ancora ricordo il nome: 1,90 di essere umano. Ci misi tanta buona volontà e da lì giocai sempre dietro. Bersellini ebbe un occhio chirurgico».

GUBBIO - «Ho chiuso la carriera da calciatore giocando due anni lì. E’ il classico paesotto di 30 mila persone arroccato sotto un monte. Vivono solo di calcio e hanno una storia importante per il bacino d’utenza: campionati di C1, C2, con l’exploit della Serie B, raggiunta con un doppio salto di categoria. C’è grande entusiasmo nonostante una brutta partenza. Sono andato a vedere Gubbio-Ascoli: eravamo avanti 0-2, poi loro non hanno mollato e hanno raggiunto il pari. Siamo passati solo nel finale. Il campo era stracolmo, un entusiasmo incredibile, una tifoseria infernale. Brava a caricare la squadra, nei limiti comunque della civiltà. Avranno uno spirito di rivalsa viste le tre sconfitte, che potranno però essere una molla importante. Certo, sulla carta non sembra esserci partita. Ma la Reggina dovrà andare a giocare senza la presunzione di fare del Gubbio un boccone facile. Il Gubbio cercherà di entrare nella storia attraverso una salvezza e giocherà in maniera determinata. Ma Roberto (Breda, ndr) è un allenatore preparato e saprà dare un approccio positivo alla squadra».

 

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