ESCLUSIVA TUTTOREGGINA/ Aimo Diana: «Reggio significativa nella mia carriera: la cavalcata del 2003 non me la scordo»

29.11.2011 21:00 di  Simone Vazzana   vedi letture
Aimo Stefano Diana, stagione 2002-2003
Aimo Stefano Diana, stagione 2002-2003

Sedici partite: 1324 minuti, un gol e tanti assist. Uno su tutti, quello del 2 giugno 2003, a Bergamo: fuga sulla destra, cross per Bonazzoli che di sinistro batte Taibi. La corsa verso quello spicchio amaranto che torna a Reggio Calabria con la Serie A conservata. Sedici partite. Un'inezia, per chi gioca a calcio da più di quindici anni. Eppure, quelle sedici partite sono entrate nel cuore della gente di Reggio Calabria. Forse per quel nome tanto curioso, sicuramente per le prestazioni sul campo, Aimo Diana è ricordato ancora oggi come uno dei giocatori migliori visti al "Granillo"

Oggi gioca nel Lumezzane (insieme a Giosa), a breve festeggerà i 34 anni. Con lui, visto il suo doppio passato in amaranto e in blucerchiato, TuttoReggina.com ha voluto rivivere la stagione 2002-03, culminata con la salvezza nello spareggio di Bergamo. Ma anche i momenti della sua carriera in generale: dall'esordio da titolare tra i professionisti, avvenuto proprio a Reggio Calabria con la maglia del Brescia, agli allenamenti con Baggio e Guardiola. Fino alla convocazione per i Mondiali di Germania, nel 2006, sfumata per un'ernia inguinale. Di seguito, l'intervista esclusiva.

 

Partiamo dal ricordo più dolce con la maglia amaranto: lo spareggio con l’Atalanta. Tuo l’assist a Bonazzoli per il 2-1...
«Ricordo bene quella gara e quell'azione. Mancavano pochi minuti alla fine, andai via sulla destra e nei pressi dell'area vidi Bonazzoli, che di sinistro superò Taibi. Due bresciani doc che creano l'azione del gol e mandano in B l'Atalanta...».

Sulla stagione in generale?
«E’ stata una bellissima mezza stagione. Quando arrivai io, la situazione era difficile, la salvezza sembrava lontana. Ero in prestito dal Parma, insieme a Bonazzoli e Torrisi. Misi a disposizione la mia corsa e il mio impegno. Fortunatamente Bonazzoli ci mise anche i gol. Ho sempre ricordi splendidi della mia avventura a Reggio. E ho amici che ancora oggi mi regalano mozzarelle».

In quella stessa stagione giocasti tutte le partite da gennaio in poi. Saltando solo, ironia del destino, Atalanta-Reggina, gara di campionato. In più segnasti un gol in Reggina-Como (4-1). Che squadra era? Come la trovasti?
«Quella partita la saltai per un piccolo problema fisico. Per il resto, fu una cavalcata importante. Tutti ci davano per retrocessi, così non è stato. Quel Reggina-Como arrivò in un periodo in cui stavamo spingendo tanto. Quel gol è uno dei tanti ricordi che mi legano a quella terra. Positivissimi, ma non sono solo ricordi di campo. Io stavo bene nella vita quotidiana. E quell'esperienza mi ha aiutato tantissimo nel prosieguo della carriera». 

L’impatto tuo, di Bonazzoli e Torrisi fu devastante… al Parma vi dissero di fare le valige insieme?
«Io e Bonazzoli avevamo lo stesso agente: ci chiamò, dicendo che volevano entrambi perché avevano bisogno di una punta centrale e di un esterno a destra in un centrocampo a cinque. Alla Reggina servivano questi due tipi di giocatori: il trasferimento lo accettammo subito, anche perché il fatto di trasferirci insieme ci convinse ancora di più. Due amici, due bresciani, zero dubbi».

Quanto incise il lavoro di De Canio?
«Molto, in casa andavamo benissimo, forti anche di un "Granillo" pieno. Che adesso non lo è più per tanti motivi. De Canio mi ha dato tanto. Un allenatore, per qualche calciatore può essere fondamentale, per altri no. Io sono stato fortunato nella mia carriera. Lui, sicuramente, ci aveva dato un’idea di gioco che cercavamo di sviluppare. Fece un bellissimo anno: è un allenatore capace, spero che ritrovi squadra».

Dopo quella stagione ti aspettavi di rimanere a Reggio? Finisti alla Samp, fresca di promozione, interessata contemporaneamente a Bonazzoli...
«Quello che so, è che Foti parlò con me e Bonazzoli il giorno dopo lo spareggio. Ci disse che aveva intenzione di trattenerci entrambi. Bonazzoli era un giocatore da 8-9 gol, appetito da altre squadre, ma alla fine la Reggina riuscì ad accordarsi con il Parma. Nel frattempo, il mio procuratore mi chiamò dicendomi che c'era l'interesse della Samp nei miei confronti. Io mi ricordo che dissi a Foti che avevo questa possibilità, ma che la decisione spettava prima di tutto al Parma, società che deteneva il mio cartellino. Io sarei rimasto ben volentieri a Reggio Calabria, ma si trattava del Parma di Tanzi. In quel momento la crisi finanziaria era importante e la trattativa che andò in porto fu con la Samp, che riuscì a soddisfare maggiormente le richieste economiche di un Parma sopraffatto dai debiti. Anche perché, comunque, la Samp aveva anche obiettivi diversi, un po' più alti rispetto a quelli della Reggina».

Ironia della sorte, la tua prima in blucerchiato la giochi al "Granillo", contro il tuo ex pubblico. E segni il gol 2-2...
«Eravamo sotto 2-0 a fine primo tempo, riuscimmo a rimontare e segnai io stesso il gol del pareggio. Non esultai, ma quello che mi sorprese fu l’applauso che mi fece tutta la gradinata. Quella resta una delle più belle soddisfazioni della mia carriera. Qualche volta mi capita di incontrare gente di Reggio Calabria: sia io che loro abbiamo conservato davvero un ottimo ricordo reciproco».

Sabato si gioca Reggina-Sampdoria: hai avuto modi di vederle giocare in questa stagione?
«Sì, contro il Brescia. Foti sta facendo un ottimo lavoro basato sui giovani, oggi l'unica modo per fare calcio senza rischiare tracolli economici. In quella partita mi ha impressionato: il progetto è giusto. La Sampdoria invece non m’ha colpito per nulla: non conosco Iachini, ma spero che si riprendano».

Conosci invece i due capitani, Bonazzoli e Palombo. Ti aspettavi che restassero entrambi in B? Quello amaranto era reduce da 19 gol, quello blucerchiato invece ha implicitamente rinunciato alla Nazionale...
«Onestamente sì, me l'aspettavo. Emiliano si è legato con la città e la squadra, mi sembra rinunciando anche a diversi soldi. Ormai è un reggino (ride, ndr). Stesso discorso per Angelo: conosco quanto tiene alla città e ai colori. Anche se, diciamoci la verità, nessuno si aspettava che la Samp potesse fare tutta questa fatica in B. Non so se a gennaio andrà via: era nel giro della Nazionale, ma se in B non giochi e non fai la differenza diventa difficile accettare. E lo capisco. Mi auguro che rimanga, è un giocatore importante».

In carriera hai giocato con grandi giocatori, tra cui Baggio, Guardiola e Pirlo. Scontato dire chi ti abbia colpito di più...
«Assolutamente sì. Baggio è stato il giocatore che mi ha dato più soddisfazione già solo in allenamento. Un piacere giocare con un campione come lui. Tra l'altro ho avuto la fortuna di giocarci insieme, a Brescia, la stagione 2000-2001. Prima che iniziasse ad avere continui problemi alle ginocchia...».

Nella tua carriera, si può dire che la Reggina e Reggio Calabria abbiano rappresentato delle tappe fondamentali a tutto tondo. La tua prima da titolare, come professionista, la giocasti nella stagione 1996-1997. Proprio al "Granillo"...
«Sì, evidentemente sono una squadra e una città che fanno parte del mio destino. La partita primà esordì in B contro il Foggia, subentrando a partita in corso. A Reggio, però, Reja mi mandò in campo dal 1'. Era la penultima giornata, avevamo già conquistato la promozione: finì 1-1 (reti di Dionigi al 18', pareggio di Neri al 20', ndr)».

L'anno prima, sempre a Brescia, eri stato aggregato alla prima squadra dalla Primavera. Avevi 17 anni, e in prima squadra giocava l'attaccante Franco Lerda. Vicino alla Reggina in questi giorni, che tu hai avuto anche a Torino. Che tipo è?
«Quando l'ho avuto io a Torino, la situazione era un po' particolare. Ero stato messo fuori rosa, quindi di persona non lo conosco benissimo. Poi andai al Bellinzona. Comunque, mi è sembrato un tecnico molto preparato dal punto di vista tattico. E mi ha dato l'idea di essere un allenatore quasi tifoso della squadra».

Hai giocato anche a Verona, insieme a un altro ex attaccante che oggi allena. Anche se attualmente è fermo: Alfredo Aglietti...
«Grandissimo, Alfredo. Anche lui purtroppo è fermo, ho imparato tantissimo. Era già un vecchietto quando arrivati a Verona. Giocatore estroso, particolare, che però mi dicono essere molto pignolo: è una cosa che succede spesso. In campo molto fantasiosi, in panchina molto rigidi. Comunque, era e resta un grande».

A inizio anno ti sei allenato con il Brescia: perché non se n'è fatto nulla?
«A Brescia ci sono enormi problemi economici. Non hanno comprato nessuno, c'è poco da scherzare: prevedo grandi cessioni. Si fa dura se non vendono qualche giovane».

Adesso sei comunque vicino casa, visto che giochi nel Lumezzante. Tra l'altro, insieme a Giosa: come si sta comportando?
«Antonello sta giocando molto bene: dopo un inizio difficile dovuto a qualche intoppo fisico, ora sta guidando bene la difesa. L'ha registrata, è di categoria superiore. Ma io glielo dico sempre. Poi è anche un bravissimo ragazzo: non è assolutamente un giocatore di Serie C».

Forse ha pagato qualche infortunio di troppo in carriera. Tu ne hai pagato uno a caro prezzo, che ti ha fatto saltare i Mondiali in Germania, nel 2006...
«Ho avuto un'ernia inguinale, che mi ha costretto a un'operazione e non mi ha permesso di disputare i Mondiali. E’ acqua passata, non ci penso più. So che Lippi mi avrebbe convocato senza problemi: sono contento però che i miei compagni abbiano fatto quello che hanno fatto. Lo hanno meritato».

Per finire, pronostico secco su Reggina-Sampdoria?
«Secondo me un pareggio».

 

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