EZIO BREVI A TUTTOREGGINA - «Indelebile il primo anno con la Reggina in A. Foti un'istituzione. E la società non può fare a meno dei tifosi»

11.04.2013 21:06 di  Danilo Mancuso   vedi letture
EZIO BREVI A TUTTOREGGINA - «Indelebile il primo anno con la Reggina in A. Foti un'istituzione. E la società non può fare a meno dei tifosi»

«A volte, gli operai si specializzano e diventano più bravi degli architetti».. A circa 12 anni di distanza, i tifosi amaranto non possono aver dimenticato quel gregario che di testa le prendeva tutte. Stiamo parlando di Ezio Brevi, “una vita da mediano” (per dirla alla Ligabue), oggi tecnico della Voluntas Spoleto. 57 presenze, condite da un gol (contro il Vicenza), nelle sue due stagioni in amaranto, le prime della Reggina in serie A. Ha giocato quattro stagioni anche nella Ternana ed è dunque il doppio ex della sfida di sabato al “Liberati”, concessosi in esclusiva ai microfoni di TuttoReggina.com.

Sabato ci sarà la sfida tra Ternana e Reggina, due delle tue ex squadre: in casa Ternana la descrivono come la sfida più importante della stagione. Tu che conosci l'ambiente umbro, pensi che la Reggina troverà un clima caldo?
«Il Liberati è uno stadio che, quando c'è la presenza del pubblico, fa valere la sua forza. Quando ci giocavo, era una spinta davvero importante. C'è da dire che se loro spingono sull'acceleratore per vincere la partita secondo me archiviano il discorso salvezza, quindi è una grande chance da sfruttare. Però ho visto che la Reggina nelle ultime partite sta giocando alla grande, quindi sarà una partita a viso aperto, ci sarà poco da risparmiarsi e pochi tatticismi».

Una partita a viso aperto: chi potrebbe deciderla secondo te?
«Loro hanno Litteri davanti, un giocatore che ha fatto bene anche l'anno scorso, dotato di una buona capacità in fase aerea. Non so se partirà titolare, ma sta facendo bene: nonostante non ci siano grandi numeri in attacco, ha dato un contributo importante (7 gol in questa stagione, ndr). Mentre dalla parte della Reggina, penso che il bomber Di Michele sia il valore aggiunto».

Ritieni che Mimmo Toscano sia tra i migliori tecnici emergenti?
«Sì, ha fatto un ottimo lavoro l'anno scorso e si sta riproponendo bene anche in serie B, quindi è giusto che venga considerato tra gli emergenti. Io ho visto giocare la Ternana sia l'anno scorso che in questa stagione ed è una squadra che ha le idee chiare: significa che l'allenatore è riuscito a dare un'impronta e un'identità alla squadra».

Conosci anche Pillon? Secondo te cosa può aver detto o fatto per dare la scossa alla Reggina?
«Mister Pillon lo conosco perché da giocatore l'ho affrontato diverse volte. Non conosco le dinamiche, vedo i risultati: magari il gruppo aveva bisogno di un cambio di tendenza e in questo momento la scelta sta dando ragione alla società. Però non dimentichiamo che in precedenza anche Davide (Dionigi, ndr) aveva fatto un ottimo lavoro. Non conosco le sue problematiche, probabilmente quest'anno non è riuscito a trovare la chiave per far bene come l'anno scorso a Taranto»

La Reggina l'hai affrontata questa estate a Spoleto in amichevole: finì 2-2. Che tipo di campionato ti aspettavi che avrebbe fatto la squadra amaranto?
«Sappiamo tutti che le amichevoli sono fini a se stesse, però devo dire che ho trovato una Reggina che in campo aveva le idee ben chiare e cercava di perseguire una precisa idea tattica. A noi l'entusiasmo di giocare contro una grande squadra ci ha dato quella linfa che ci ha consentito di fare risultato, ma sarebbe riduttivo dare un giudizio rispetto a quella partita. Per quel poco che ho visto nel ritiro di Spoleto, posso dire che hanno lavorato con attenzione e precisione. Poi per far sì che riesca bene una stagione ci sono tante variabili, ma non conosco nel dettaglio la Reggina di quest'anno, quindi non esprimo un giudizio».

Apriamo l'album dei ricordi: hai vissuto i primi due anni della Reggina in serie A: c'è un ricordo che ti lega in particolare a questo biennio della tua carriera?
«È stata l'opportunità della vita, per me è stato come realizzare un sogno. Giocare nella prima di campionato contro la Juventus, pareggiare, fare un campionato entusiasmante e ricco di ottime prestazioni...Il primo anno della Reggina in serie A è veramente una di quelle cose che ti lasciano un segno indelebile a livello professionale e di rapporti. Il sapore di quella stagione resta nella testa e  per tutti gli interpreti di quell'annata penso sia un ricordo indelebile».

Hai indossato varie maglie quindi hai avuto di conoscere diverse piazze: quella di Reggio com'è? Mi indichi quelli che sono a tuo avviso pregi e difetti di questa piazza?
«Ho vissuto probabilmente l'apice dell'entusiasmo nella città e nella regione, i 24mila allo stadio c'erano sempre. Si percepiva anche camminando per strada che c'era una grandissima gioia e grande affetto nei nostri confronti. Sono stati due anni dove l'alone e la passione di tantissime persone si recepiva quotidianamente. Un esempio erano gli allenamenti al Sant'Agata : la gente spingeva per vedere noi che ci allenavamo, ci aspettavano fuori dagli spogliatoi. Sono stati due anni veramente ricchi di grandi soddisfazioni. Poi è venuta la retrocessione che per come è arrivata ha lasciato tanto amore in bocca: dopo otto sconfitte di seguito e dopo aver fatto una grande rincorsa nel girone di ritorno la salvezza era alla nostra portata. Purtroppo è successo...».

Il fatto di aprire le porte del Sant'Agata per permettere ai tifosi di assistere agli allenamenti era qualcosa che rinsaldava il legame tra la tifoseria e la squadra. Oggi purtroppo c'è l'abitudine di chiudere le porte per la maggior parte della settimana...
«Non so se è una politica portata avanti dalla società o se è un'imposizione dell'allenatore. So che c'è sempre stato un grande feeling tra società e tifosi e la Reggina, secondo me, non può fare a meno del rapporto col tifoso, che non si può considerare parte estranea, ma è parte integrante della società. È una situazione che va gestita, però io non devo insegnare niente al presidente Foti, che il suo mestiere lo sa fare alla grande e penso che a Reggio Calabria debba essere un'istituzione, per quello che ha fatto per il calcio reggino».

Colomba in una recente intervista ha dichiarato che tu eri il calciatore che permetteva l'impiego contemporaneo di Pirlo e Baronio, due centrocampisti di qualità: una sorta di Busquets della situazione...
«Sì, con le dovute proporzioni era così. Io sono stato bravo, forse grazie anche al presidente, a interpretare il mio ruolo di gregario: ero un classico “portatore d'acqua”, con grande forza fisica. Mi è rimasto impresso ciò che mi disse una volta il presidente: “Ezio, tu devi fare l'operaio. Ma quando si specializzano, a volte gli operai diventano più bravi degli architetti”. Ho trovato giovamento da questi consigli, è una cosa che ho portato con me nella mia esperienza da calciatore. In quella squadra ho giocato con grandi campioni come Kallon e Pirlo. Quest'ultimo è diventato campione del Mondo: non dico gli sono servito io, ma è una soddisfazione aver giocato con uno dei più grandi».