Storia di una favola calabrese: la Reggina in serie A

08.05.2025 19:00 di  Redazione Tuttoreggina  Twitter:    vedi letture
Storia di una favola calabrese: la Reggina in serie A
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© foto di Federico De Luca

C’era una volta, e c’è ancora nel cuore di tantissimi tifosi sparsi per tutt’Italia, una squadra del sud che riuscì a tenere testa al grande calcio Italiano nonostante un’evidente disparità di mezzi e fondi. La Reggina Calcio, ad oggi nota a tutti come Reggina 1914, tra il 1999 e il 2009 infatti è stata in serie A (al netto di una singola annata) lasciando un’impronta davvero indelebile nella memoria collettiva dello sport italiano attraverso una combinazione incredibile di passione e sacrifici, miracoli sportivi e sogni a occhi aperti in un contesto che difficilmente riesce a imporsi nel calcio più chiacchierato.

La squadra, guidata da Franco Colomba, al termine della stagione 1998-1999 centra una promozione fenomenale e debutta poi in serie A, tornando in serie B soltanto la stagione successiva a causa della regola dei gol in trasferta, che rende nulla la vittoria contro il Verona per 2-1 all’andata.

Da lì in poi, però, c’è la storia di una squadra che ha fatto molto più di quanto gli si dava credito. Volendo citare un detto di cui non si conosce l’origine precisa: “Il calabrone non sa che con la sua conformazione alare rispetto al suo peso non potrebbe volare, ma siccome non lo sa lui vola” e lo stesso si potrebbe dire per La Reggina.

L’ascesa e l’inizio della resistenza

Dal 2002 al 2009 la Reggina, per sette incredibili stagioni, continua a galleggiare nella massima serie, contro squadre più preparate, più remunerate, meglio attrezzate ma sprovviste del cuore necessario. Nel mezzo tantissime partite memorabili, con salvezze al cardiopalma, allenatori carismatici e dei tifosi che in molti davvero si possono soltanto sognare.

Parliamo ad esempio del campionato 2002-2003, con la Reggina che si trova a dover disputare uno spareggio per la salvezza contro l’Atalanta, vincendo 2-1 al ritorno grazie ai gol di Cozza e Di Michele, mantenendo la categoria giusto per la regola dei gol fuori casa: i tifosi esplodono di gioia. La stagione più importante per la squadra è però quella del 2006-2007, dove c’è Calciopoli a scompigliare le carte in tavola.

Rimasta coinvolta, gli amaranto subiscono una penalizzazione di ben 11 punti e riescono comunque a salvarsi, battendo il Milan per 2-0 all’ultima giornata contro ogni possibile pronostico e facendo impazzire tutti quelli che all’epoca monitoravano le quote serie a su piattaforme come betfair. Sul campo la squadra è riuscita a conquistare 51 punti, complici anche 18 gol a nome Rolando Bianchi e 17 gol a nome Nicola Amoruso: una coppia che si dimostrò come una delle più efficaci di quel campionati.

Le imprese impossibili non si possono reiterare a lungo

Durante il corso dei sette anni passati in serie A, i tifosi imparano ad amare giocatori come Bianchi e Amoruso, ma anche Francesco Cozza o Martin Jiranek, senza dimenticare anche Shunsuke Nakamura, il primo giocatore Giapponese a calcare i campi della serie A, dotato di grandissima precisione quando si tratta di giocare punizioni.

Purtroppo però tutte le belle storie arrivano a una conclusione e questa per la Reggina arriva nel campionato 2008-2009. Dopo anni di salvezze conquistate con le unghie e di miracoli dell’ultimo minuto, la squadra non riesce più a tenere il passo e chiude il campionato al diciannovesimo posto, retrocedendo in serie B. È la fine di un’epoca, con più sconfitte che vittorie, certo, ma anche con cose che nessuna matematica può esprimere.

Per più di un decennio la Reggina è stata una squadra capace di resistere, sorprendere e costruire all’interno di uno dei contesti più difficili per il calcio Italiano. Non ci sono scommesse sportive che tengano: dove c’è lo spirito di squadra a resistere c’è tutto il necessario per delle grandi storie e il Granillo si è dimostrata la casa di tante grandi storie.