Esclusiva TuttoReggina, Rubens Pasino: «Che bella quella cavalcata dalla C alla B. Con la Reggina anni stupendi»

11.04.2011 21:30 di  Simone Vazzana   vedi letture
Esclusiva TuttoReggina, Rubens Pasino: «Che bella quella cavalcata dalla C alla B. Con la Reggina anni stupendi»

Ben 122 presenze in campionato con la maglia amaranto. Condita da pochi gol (11, pesantissimi), ma da una miriade di assist. Rubens Pasino è stato uno dei giocatori più rappresentativi nella storia della Reggina, soprattutto nella cavalcata dalla C1 alla B, in tandem con Aglietti. Una coppia d’attacco che i sostenitori amaranto ricordano con piacere.
Oggi, Pasino è alla sua prima esperienza da allenatore. Guida i Giovanissimi Nazionali del Sassuolo, che per la prima volta nella storia del club, con ben due giornate di anticipo, si sono qualificati alla fase finale del campionato di categoria.
Questo pomeriggio, Pasino ha rilasciato un’intervista esclusiva a noi di TuttoReggina. Anche se forse sarebbe più giusto definirla una chiacchierata, vista la grandissima disponibilità dell’ex amaranto.
Tanti gli argomenti trattati. Dalla sua esperienza in riva allo Stretto a un giudizio sul campionato di oggi, passando per l’amarezza nel vedere gli stadi vuoti. Condizione inimmaginabile qualche anno fa. Di seguito, le parole del tecnico alessandrino.

Tu, piemontese doc, sei cresciuto nel settore giovanile della Juventus. Partiamo da lì...
«Io sono un tifoso della Juventus e per me è stato un momento bellissimo, anche se non ho mai esordito in prima squadra. Ho giocato solo delle amichevoli, ma comunque anche il solo fatto di fare in bianconero il settore giovanile è stato un onore e un privilegio».

La prima squadra era guidata dal Trap. Che ricordo ne hai?
«Una figura carismatica, ne ho un bel ricordo. Forse gli piacevo pure, ma lì davanti c’erano Baggio, Di Canio, Casiraghi, Muller. Per farmi giocare doveva scoppiare un’epidemia».

Poi i prestiti, tutti in C2: 2 presenze a Novara, 30 a Lecco con 7 gol, 24 a Pergocrema con 9 gol. Successivamente il salto in B: 8 presenze e un gol con la maglia dell’Ascoli. Ma nel mercato di riparazione, il trasferimento in C1 con la Reggina. Il tuo ricordo più bello in amaranto?
«È stata una bellissima esperienza che mi ha dato molto. Forse le emozioni più grandi sono legate al primo anno, quello della promozione dalla C1 alla B. Fu il mio primo successo importante dopo gli anni alla Juve, i due prestiti in C2 a Lecco e Pergocrema e infine la breve esperienza ad Ascoli, in B. Prima di passare alla Reggina nel mercato di riparazione».

In quelle 22 partite, solo 3 gol. Tutti fuori casa, ma tutti pesanti: fruttarono ben 7 punti...
«Segnai 3 reti con Barletta, Gualdo e Pontedera. Alla fine staccammo l’Avellino di 10 punti, ottenendo una splendida promozione. Sì, non segnavo tanto, ma mi sacrificavo molto. I gol li facevo fare agli altri. Per esempio a Dionigi e Lorenzini».

E Aglietti…
«No, Alfredo i gol riusciva a farli anche da solo (ride, ndr)

Dionigi e Lorenzini poi li ha ritrovati in altre piazze. Forse proprio per questo feeling?
«Probabilmente sì. Quando andai a Napoli c’era Dionigi che magari accelerò un po’ la cosa. A Crotone invece ritrovai Lorenzini e facemmo bene».

A proposito di Crotone: nei tuoi due anni lì hai lavorato con Cuccureddu...
«A lui devo molto. La Reggina decise di darmi via dopo pochi mesi della stagione ’98-’99, culminata con la promozione in A. L’anno prima che arrivasse Gustinetti, con Colomba non avevo fatto benissimo. Più ombre che luci. Cuccureddu, che mi conosceva dai tempi del settore giovanile della Juventus, mi rilanciò a Crotone. Dopo due anni andai a Modena e dalla C andammo in A».

Con tanto di esordio nella massima serie...
«Sì, riuscimmo nell’impresa del doppio salto di categoria».

Un peccato non esserci arrivato con la Reggina...
«Sì, sono molto rammaricato per questo. Io mi sentivo di Reggio, sentivo la maglia e andare in A con la Reggina sarebbe stato fantastico».

Il fato tra l’altro volle che l’unico gol in A lo segnassi proprio alla Reggina. In riva allo Stretto, invece, qual è l’allenatore che ti ha dato di più?
«Con Guerini ho giocato le mie partite migliori, ma anche con Zoratti. Erano due allenatori all’italiana, vecchio stampo. Anche nelle metodologie di lavoro, negli allenamenti. Non ricordo di essermi mai infortunato con loro, sempre disponibile».

E con Colomba?
«Mi trovavo bene anche con lui. Lo dimostra anche il fatto che poi l’ho avuto come allenatore anche a Napoli».

Dicevamo: a Reggio pochi gol, solo 11. Quello a cui sei più legato?
«Indubbiamente quello contro il Genoa. Entrando dalla panchina, segnai al 93’ il 2-1. Vendicando il pesantissimo 7-0 dell’andata, che rappresentava invece la pagina più triste con la Reggina. Finimmo la partita in nove, il Genoa forse si poteva fermare senza insistere».

Che ricordo hai di Atzori giocatore?
«Con Luca credo di aver giocato solamente un anno, comunque già lo conoscevo dal settore giovanile. Che sarebbe diventato allenatore ci avrei messo la mano sul fuoco. Si vedeva già la sua personalità da giocatore».

Ai tempi della Reggina, giocavi con persone che praticamente oggi siedono tutte in panchina: oltre ad Atzori, i vari Aglietti, Toscano, ma anche Napolitano (quest’anno con gli Allievi del Cosenza, ndr), Belmonte (Giovanissimi Reggina, ndr). In un Paese di allenatori, una squadra di allenatori.
«A casa ho una foto e qualche tempo fa mi dicevo: “Manco solo io” (ride, ndr). In effetti sì, è una cosa strana. Poi c’erano anche Giacchetta e Mariotto, che anche se non allenano hanno incarichi dirigenziali importanti».

Tu invece quest’anno guidi i Giovanissimi Nazionali del Sassuolo. Come sta andando?
«Sono alla mia prima esperienza da tecnico e mi ritengo più che soddisfatto. Con due turni di anticipo ci siamo qualificati matematicamente alla fase finale. È la prima volta nella storia del Sassuolo, quindi c’è grande gioia. Fortunatamente ho a che fare con ragazzi molto educati e disponibili. Questa è l’età migliore (14-15 anni, ndr) per allenare squadre di un settore giovanile».

Grazie al settore giovanile Aglietti si è fatto conoscere dal calcio che conta…
«Sì, Alfredo però già è un tecnico praticamente affermato. Lui è partito dai dilettanti (Pontedera, ndr), poi ha fatto bene a Viareggio e infine con la Primavera della Samp. A Empoli si sta confermando a buoni livelli».

Cosa pensi, in generale, della B e del calcio attuale?
«Sicuramente è diversa da quella che facevo io. La giudicavo massacrante già a 38 partite, figuriamoci a 42. Aumentare il numero delle squadre, per me, è stato uno sbaglio. Oggi c’è sempre meno gente allo stadio. L’eccezione è Napoli, ma io ci ho giocato e ti confermo che è un caso a sé. Lì tutto è vissuto in maniera amplificata. Dalle altre parti, con le televisioni, tutto è più distaccato. Succede un po’ dappertutto, l’ho notato. Da Modena a Reggio, ma anche in tante piazze del sud».

Come ti sembra invece il campionato della Reggina?
«Premetto che non seguo la B come facevo fino a qualche tempo fa, oggi la vedo con un occhio da spettatore. Mi sembra però che per l’organico che ha stia facendo un ottimo lavoro. Sono sicuro che lotterà per i playoff, nonostante gli ultimi risultati. Ancora ci sono diverse partite. Sicuramente faccio il tifo perché vada in A».

E sulla linea verde adottata da Foti?
«La Reggina ha un pregio: l’aver investito anni fa in un centro sportivo, già da quando giocavo io. Avere un buon settore giovanile, soprattutto al sud, ti permette di crearti il giocatore a costo zero. Ultimamente sono usciti i vari Missiroli, Viola. Ma anche prima era così: mi viene da pensare a Orlando e Perrotta».

Quindi, giusto investire a prescinder sui giovani?
«No, questo no. Io sono contrario a chi dice che i giovani debbano giocare per forza. Questo avviene soprattutto con i limiti di età in C o comunque con gli incentivi dati ai club che schierano i diversi under. Quello che si riscontra sono portieri giovanissimi in C, perché è l’unico ruolo dove magari, per imposizioni di Lega, riesci a schierare il ragazzino. Che dopo due campionati, però, risulta già vecchio e viene mandato in D o in Eccellenza perché in C non può più giocare. Così si bruciano i giovani, perché non gli va dato tempo di maturare. E poi, parliamoci chiaro: chi ha un giovane che vale non è stupido. Lo fa giocare se è di qualità. Ora vengono fatti giocare perché non ci sono soldi, ma tante penalizzazioni per irregolarità amministrative. In più ci vanno di mezzo anche quei giocatori più grandi, che però non trovano spazio per questo tipo di politica».

E dei giovani della Reggina chi ti piace?
«Oltre a Viola, non mi sembra male Acerbi».

A livello generale, in B?
«Dico El Sharaawi e Lazarevic su tutti».

Lì a Modena avete Pasquato e Mazzarani…
«Sì, io preferisco il secondo perché è più completo del primo, che comunque ha una grande tecnica sui calci piazzati».

E nel Sassuolo?
«Dico Rossini, che da quando è arrivato a contribuito a registrare meglio la difesa».

Ultima domanda: dei giocatori in circolazione, in chi ti rivedi?
«Giovinco mi piace molto come caratteristiche, in più anche lui è cresciuto nella Juventus. Sicuramente io ero meno dribblomane, più essenziale. Più assist man. Se dicessi Messi non sare credibile (ride, ndr)».

Rubens, grazie per il tuo tempo, in bocca al lupo per la tua carriera. Il pubblico di Reggio ti aspetta per festeggiare il centenario...
«Spero di tornarci, è da tanto che manco dalla città. In più, la mia futura moglie, al mio fianco da 16 anni, è di Reggio. Ringrazio voi di TuttoReggina, la città e i tifosi, cui auguro le migliori soddisfazioni».