Grido di allarme della FIGC a tutela dei vivai, Gravina chiama in causa il Governo sulla norma sul vincolo sportivo

14.06.2024 16:55 di  Redazione Tuttoreggina  Twitter:    vedi letture
Grido di allarme della FIGC a tutela dei vivai, Gravina chiama in causa il Governo sulla norma sul vincolo sportivo
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Alla soddisfazione per il successo nel Campionato Europeo della Nazionale Under 17, che arriva a meno di un anno di distanza dall’oro europeo dell’Under 19 e dall’argento mondiale dell’Under 20 andando a configurare un vero e proprio ‘modello Italia’, fa da contraltare la preoccupazione per i vivai, messi a dura prova dalla piena entrata in vigore dal 1° luglio dalla riforma approvata dal Governo che prevede lo svincolo per tutti i calciatori di settore giovanile. A tutela delle società che investono nei settori giovanili, la FIGC ha pubblicato lo scorso 31 maggio un Comunicato Ufficiale (n. 233/A) con nuove norme per il tesseramento dei giovani, che è stato già segnalato all’Autorità Antitrust. In conseguenza di ciò, il presidente Gravina chiederà formalmente in audizione in Commissione alla Camera dei Deputati di sanare questo grave nocumento al sistema federale in sede di conversione in legge del Decreto Legge n.71 del 2024.

“C’è molto risentimento da parte delle società – ha spiegato Gravina – potete immaginare il disagio da parte di chi punta attraverso grandi investimenti sui settori giovanili. Basta pensare ad alcuni dei nostri migliori talenti portati via da importanti club europei”.

LA NUOVA NORMA SUL VINCOLO - Il vincolo sportivo può essere definito semplicemente come il legame di esclusiva che nasce dal tesseramento per una società che, di fatto, limita la libertà contrattuale dell’atleta. Giuridicamente parlando, altro non è che quel particolare vincolo che assume il giovane calciatore al momento del tesseramento per una squadra di calcio, sia essa associata alle leghe professionistiche o dilettantistiche. Per quanto riguarda le società professionistiche il vecchio art. 33 delle Noif disponeva che “i calciatori con la qualifica di giovani di serie (a partire, quindi, dal 14º anno di età) assumono un particolare vincolo, atto a permettere alla società di addestrarli e prepararli all’impiego nei campionati disputati dalla stessa, fino al termine della stagione sportiva che ha inizio nell’anno in cui il calciatore compie anagraficamente il 19º anno di età”.

Con l’abolizione del vincolo a partire dall’1 luglio 2023, nei professionisti il calciatore “giovane di serie” è vincolato con la società per la quale è tesserato per due stagioni sportive, se ha acquisito tale qualifica prima del compimento del 15º anno di età, ovvero, in tutti gli altri casi, per la sola
durata di una stagione sportiva, al termine delle quali è libero di diritto, salvo che abbia sottoscritto un contratto di apprendistato della
durata massima di tre anni. Detti contratti, ovviamente, sono onerosi e quindi rappresentano un costo per le società.
Risulta evidente che, abolendo il suddetto vincolo, le società sportive hanno subito un doppio danno: da una parte è venuto meno il “patrimonio” rappresentato dal parco giocatori “di proprietà”, che dai 14 anni in poi, col solo tesseramento, si legavano sino al 19º anno di età (e quindi è venuta meno anche la possibilità di monetizzare con la loro cessione); dall’altra, al contrario, il mantenimento dei giovani calciatori diventa un costo che va ad
aggiungersi a tutti gli altri oneri di gestione del settore giovanile, mentre prima era gratuito (per mantenerli “di proprietà” serve stipulare il contratto
di apprendistato o il contratto professionistico a partire dai 16 anni di età).