Di Lorenzo ricorda la sua esperienza a Reggio: "Accettare di andare lì a 15 anni una grande sfida. Ringrazio i miei genitori"

Giovanni Di Lorenzo, capitano del Napoli e campione d'Europa con l'Italia, ha parlato ai canali social del club partenopeo e ha raccontato la sua prima esperienza nel grande calcio, proprio alla Reggina, che lo prelevò dalla Lucchese a 14 anni:
"Me ne sono andato di casa quando avevo 15 anni, sono andato a Reggio Calabria. Ho sempre giocato al sud. Eccetto l'Empoli. Poi un anno al Cuneo in prestito. Poi sono tornato a Reggio Calabria. Poi Matera, Empoli e Napoli”.
Di Lorenzo racconta la sua vita a Reggio: "Andare a Reggio Calabria quando avevo 15 anni è stata una scelta difficile da fare. Ma ho sognato di farcela come calciatore. È stato un sacrificio perché a quell'età lasciare casa e tutti i tuoi amici dietro, in un convitto del club con altri ragazzi come me. È stata una vera sfida. Tuttavia, è quello che sognavo ed ero pronto a fare tutto ciò che sarebbe servito, compreso l'allontanamento da casa. Con il passare degli anni questo sogno divenne gradualmente un obiettivo più realistico. Ti perdi un sacco di cose che quei giovani a quell'età danno per scontato. Come ogni sacrificio, se vuoi farcela in questo mondo sai che cosa devi fare. Non c'è altra scelta se vuoi realizzare il sogno. Voglio dire, non puoi uscire se c'è una partita il giorno dopo".
Di Lorenzo ricorda anche la patente presa a Reggio: "Ho compiuto 18 anni ad agosto e ho preso la patente qualche mese dopo, ero a Reggio Calabria. Anche un posto piuttosto caotico a livello di traffico, come Napoli".
Infine Di Lorenzo sottolinea l'importanza di avere genitori che non hanno esercitato pressione nel volerlo far diventare calciatore Prof: "I miei genitori non hanno mai voluto mettere se stessi al primo posto. Non hanno mai voluto trarne vantaggio della mia fama. Quindi ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi è sempre stata vicina, ma mi hanno lasciato scegliere e prendere le mie decisioni. E' qualcosa di importante per ogni bambino, perché la maggior parte delle volte la “rovina” di un bravo ragazzo possono essere i genitori che mettono troppa pressione oppure vogliono prendere decisioni".