CENTO VOLTE REGGINA - Quel 2 giugno 2003...

02.06.2013 22:34 di  Redazione Tuttoreggina   vedi letture
CENTO VOLTE REGGINA - Quel 2 giugno 2003...

Pubblichiamo un ricordo di un nostro lettore, del 2 giugno 2003, quando la Reggina si garantì la salvezza in serie A, battendo a domicilio l'Atalanta, al culmine di uno spareggio drammatico. Invitiamo i nostri lettori ad inviarci i loro ricordi amaranto, legati ad un momento particolare della storia della Reggina, di una gara, di una stagione, di un giocatore che ha indossato la maglia amaranto. L'indirizzo è il solito, supporters@tuttoreggina.com.

Nel corso dei prossimi mesi, pubblicheremo le vostre storie, i vostri ricordi e quant'altro, legato alla Reggina:

"Quel pomeriggio non lo potrò dimenticare, proprio no...Le fatiche e le sofferenze di una stagione che ci doveva dare soddisfazioni, si sono sublimate e annientate, in quei splendidi minuti finali. Adesso lo potevamo gridare forte: SERIE AAAA! Ma prima, i veleni, la rabbia, la paura di perdere quel tesoro riconquistato nuovamente, ha offuscato le menti di tutto il popolo amaranto, ha gettato nello sconforto una tifoseria intera, ribollente di entusiasmo e passione. La serie A, non era ancora un diritto acquisito o un'abitudine routineggiante delle domeniche reggine, la serie A era ancora un qualcosa di intangibile e ancora difficile da spiegare a chi non credeva ancora che la Reggina, la stessa Reggina che ha sofferto e sudato sui campi più angusti e rognosi del calcio professionistico italiano, potesse guardare negli occhi club dalla tradizione ben più importante di quello amaranto.

2 giugno 2003..doveva essere 1 giugno 2003, ma quella grandinata paurosa ho spostato le lancette del trionfo di 24 ore, giusto il tempo per lasciar scrivere in santa pace il destino una delle pagine più alte dello sport della città dello Stretto.

Lo 0-0 della gara d'andata, aveva lasciato più di qualche perplessità alla gente amaranto. L'Atalanta giocava davanti al suo pubblico, era una squadra forte, ben più forte di un misero quart'ultimo posto, ma la Reggina di Gigi De Canio ci credeva, forte di un atteggiamento coraggioso, mostrato sopratutto a cavallo tra gennaio e febbraio, quando la squadra guidata dal tecnico lucano, mostrò un livello di calcio che forse solo la squadra del -11 riuscirà ad avvicinare. Nonostante ciò, gli amaranto erano nuovamente costretti a misurarsi con uno spareggio, una nuova sfida da dentro o fuori, un nuovo confronto con le paure più ataviche dei supporters reggini. La serie A, quel miraggio inconcepibile, quella irrealtà che faceva malignare i più ("Tanto Foti non vuole andare in A, dovrebbe spendere di più..."), si è scontrata solo con la sfortuna, prima di arrivare a Reggio Calabria. Prima la lotteria dei rigori nel teatro dell'Adriatico di Pescara, poi la beffa di Cossato la strappò ad un popolo che versò tante lacrime, adesso ancora uno "sbarramento" a contrapporsi tra l'Olimpo e il purgatorio.

Quel pomeriggio lo ricordo ancora sulla pelle: caldo come un fine Primavera quasi agostano, umido come tanti pomeriggi reggini d'estate. Gli amici a farti compagni, il mare sullo sfondo, la Reggina nella mente. Perdemmo il passaggio per andare a Piazza del Popolo, dove furono allestiti i maxi schermi e la gente, sin dal pomeriggio precedente, non parlava altro che della partita, dello spareggio. "Ma stavolta non ci sarà nessun Attilio Lombardo e nessun Michele Cossato". Se lo dicono loro. 

Guardammo la partita in una specie di bazar improvvisato, con un telo bucherellato a risparmiare dall'arsura almeno quel televisore malandato e quel decoder con la famosa scheda pirata d'ordinanza. Il commento della coppia con futura celebrità, Caressa-Bergomi, a scandire i nomi dei giocatori amaranto, Diana, Franceschini, Belardi, Di Michele, Bonazzoli...

Quando segna Cesare Natali, non ci vuoi credere...L'ottimismo del tifoso sognatore, deve lasciare spazio alla delusione del tifoso che ama la sua squadra. La speranza è sempre l'ultima a morire e Ciccio Cozza è l'artefice di quella fiammella che i 20000 dell'Atleti Azzurri d'Italia, non riusciranno a spegnere in quel pomeriggio. Un'azione di prima, la palla arriva al fantasista, Taibi prova disperatamente a deviarla, imprimendogli una strana traiettoria, che conclude la sua corsa oltre la linea di porta: la serie A torna nelle nostre mani, tangibile e così bella, scintillante...

"Ragazzi, ora sentiamoci la radio", provai a lanciare il monito ai miei amici, mentre trovammo un passaggio di fortuna: la buena sorte degli autostoppisti baciati dal fato. 

E l'Atalanta pressava, pressava, pressava, ma Belardi parava e la difesa non mollava... 

Poi, verso la fine, arrivammo a piazza del Popolo. La gioia si mescolava alla tensione, la paura si rovesciava nella speranza di tenersi stretti quel tesoro. Ricordo che tutta la piazza era piena di gente, tutti amaranto, con sciarpe e magliette, ora non più polverose come una volta, tutti a scrutare quel maxi schermo, offuscato dal sole oramai al tramonto. 

Ed ecco poi Di Michele, Diana, palla in mezzo, Bonazzoli dribbla un bergamasco e poi scarica con potenza la palla verso la porta: l'ho sempre pensato, quel tiro doveva entrare per forza, spinto da qualche forza invisibile ma fortissima, neanche quel Taibi superman, quello del gol di testa, quello della statua fuori dal Granillo, nemmeno il "Taibi sindaco", poteva respingere quella sfera! Il tripudio fu un tutt'uno, perché nessuno in fondo, ci credeva, perché in fondo, nessuno sperava che quel pomeriggio, la Reggina riusciva a cancellare in un sol colpo, gli spettri di due spareggi balordi. Quando la pelata di Collina apparve a piazza del Popolo, quando si riuscì ad udire il triplice fischio del famoso arbitro della sezione di Viareggio, in quel preciso istante, partì la festa, una festa tutta colorata d'amaranto, una festa così genuina e sentita, che ne vale la pena solo e soltanto per la Reggina...

C'è di meglio del colore Amaranto??

G.E.