Operazione "Penalty" a Reggio Calabria, le partite del campionato Primavera finite nel mirino degli inquirenti

29.10.2025 16:30 di  Redazione Tuttoreggina  Twitter:    vedi letture
Operazione "Penalty" a Reggio Calabria, le partite del campionato Primavera finite nel mirino degli inquirenti
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Cinque persone sono finite agli arresti domiciliari per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Il blitz è scattato all’alba quando i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e i finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Procura. L’inchiesta, denominata "Penalty", riguarda il mondo del calcio e, in particolare, le serie minori.

Benevento-Cesena Primavera; Hellas Verona-Cagliari Primavera; Sassuolo Verona Primavera e tentativo Empoli Lazio Primavera: queste le partite oggetto di un'indagine - coordinate da questa Procura di Reggio Calabria - iniziata nel gennaio del 2024 dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Reggio Calabria e proseguite anche con la partecipazione dei Finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, che già investigava con altra Procura della Repubblica, hanno avuto origine da una segnalazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli relativa ad un flusso anomalo di scommesse su di un incontro calcistico della categoria Primavera.

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Sono stati così raccolti gravi elementi in ordine all’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, promossa e diretta da un arbitro della Sezione di Reggio Calabria delle categorie Primavera, Primavera 2 e Serie C, il quale dirigeva l’arbitraggio di diversi incontri calcistici, in modo da indirizzare il risultato finale e farlo convergere verso gli esiti oggetto di scommesse mirate effettuate dai membri del sodalizio.

Anche in seguito alla sua sospensione da parte degli organi di giustizia sportiva che avevano accertato le prime irregolarità, il direttore di gara reggino individuava altri colleghi arbitri, designati per i singoli incontri sportivi, per poi avvicinarli e corromperli, mediante la dazione o la promessa di somme di denaro, che potevano arrivare anche a 10.000 euro a partita, sempre affinché questi conducessero una direzione di gara funzionale a far convergere il risultato verso l'esito delle scommesse effettuate dai membri dell'associazione.

Il modus operandi era semplice ma efficace: l’arbitro faceva in modo che le partite terminassero con un numero di goal tale da poter garantire il verificarsi del pronostico “over” (cioè il superamento di un numero totale di goal per ogni match).
Il direttore di gara riusciva ad ottenere tale risultato concedendo un numero importante di rigori, molto spesso inesistenti. Altre volte invece favoriva una delle due squadre, normalmente quella le cui quotazioni permettevano introiti più elevati, espellendo giocatori delle squadre avversarie senza una reale motivazione.