REGGINA: DOPO LA SCOSSA CI SONO ALMENO TRE URGENZE DA SUPERARE
"Whatever it takes": per rispolverare una massima draghiana, vittoria doveva essere e vittoria è stata a qualunque costo, stante l’impossibilità di concepire, dopo solo alcuni giorni ed un paio di allenamenti, la risoluzione delle tante e profonde criticità che attanagliano la Reggina praticamente da inizio torneo. Eppure, nonostante tutto, una svolta importante si è ottenuta subito, ed era l’unica possibile, pur se non scontata.
Impossibile infatti non aver notato una netta inversione di marcia riguardo l’atteggiamento tenuto in campo dagli amaranto, finalmente grintosi ed aggressivi quanto basta per riuscire a tenere botta nel più classico degli ambienti dell’attuale girone, con quella mentalità da provinciale che a volte continua a scandalizzare qualche presunto esteta del pallone, convinto che non si addica al famoso “blasone” che da solo dovrebbe bastare per avere la meglio sugli avversari, ma su cui l’esperienza dovrebbe aver ormai insegnato a tutti che, senza sputare sangue, su certi campi il pedigree lo masticano e risputano al mittente, a maggior ragione quando il resto delle cose non gira.
Il ritorno alla vittoria, unito allo zero eliminato dalla casella dei successi esteri che tante soddisfazioni ci aveva riservato negli anni passati, è stato ovviamente fondamentale per non rischiare di precipitare in una voragine da cui difficilmente saremmo venuti fuori, nonché consentire al gruppo di trascorrere una settimana relativamente tranquilla, pur nella coscienza che nulla si è ancora fatto in termini assoluti se non il minimo sindacale, almeno nel breve periodo.
Chiaramente, alla scossa derivante dal cambio gestionale in panchina dovranno immediatamente seguire progressi tangibili riguardo tutte le altre problematiche emerse in queste settimane, con il nuovo tecnico chiamato ad affrontare, con la massima solerzia possibile, almeno tre urgenze indispensabili per poter pensare di rientrare in una carreggiata consona alle aspettative della piazza.
In primis, appare necessario rispristinare una condizione atletica decente, fattore forse sottovalutato in precedenza ma che sta visibilmente incidendo, più di quanto si credesse, nel rendimento in campo della squadra, circostanza di per sé abbastanza incredibile se si pensa di aver avuto a disposizione l’intero organico sin dal primo giorno di ritiro: in tal senso, il nuovo preparatore dovrà giocoforza puntare su una modalità di allenamenti che punti, nell’immediato, a migliorare forza e velocità quantomeno fino alla pausa di campionato, per poi pensare eventualmente ad un richiamo importante di preparazione in vista di un girone dei ritorno che sarà, come sempre, determinante anche in termini di tenuta fisica.
Strettamente collegata alla prima appare l’urgenza di recuperare gli infortunati, e non solo loro; come curiosamente avvenuto anche l’anno scorso in occasione del subentro di Trocini, il nuovo allenatore sarà costretto a sopperire alle tante assenze che incidono nello stesso reparto, cioè quello offensivo, non potendo di fatto contare su alcuna alternativa oltre coloro che hanno giocato a San Cataldo: in tal senso, oltre agli acciacchi fisici, bisogna tentare di far ritrovare identità e fiducia a quegli elementi che solo l’anno scorso, sia da noi che altrove, si sono dimostrati decisivi per le fortune delle rispettive squadre, e di cui oggi appaiono solo lontani parenti.
In conseguenza di ciò, va ricercata quella continuità di risultati, possibilmente vittorie, sin qui grande assente nel rendimento stagionale degli amaranto di cui l’attuale classifica ne certifica impietosamente l’insufficienza: così come accaduto domenica sarò bene, in attesa degli auspicati miglioramenti, continuare a non andare per il sottile e mettere decisamente da parte l’estetica in favore della praticità e della concretezza, con buona pace di qualche palato fine; chiaramente il tutto in attesa che la squadra acquisisca ben presto un'identità tattica precisa ed efficace attraverso una manovra finalmente fluida e produttiva, fattore assolutamente nelle corde di un organico competitivo qual è l'attuale, nonché indispensabile se si vogliono ancora coltivare sogni di gloria.
Vi sarebbe infine un’ulteriore premura, che però diverrebbe naturale conseguenza ove si realizzassero le condizioni sopra indicate: riacquistare la consapevolezza del proprio valore per liberarsi da panico ed incertezze in campo (vedi paura di vincere) che spesso non hanno ragione di esistere, e che in passato si è rivelata decisiva per prevalere in situazioni border line riuscendo ad incutere negli avversari quel timore reverenziale che nel lungo periodo può e deve rivelarsi un fattore decisivo.
Domenica un Granillo auspicabilmente rigenerato vedrà gli amaranto fronteggiare la primatista di turno del girone: ci permettiamo di perseverare con il suggerimento proposto la scorsa settimana sul continuare a non guardare una classifica che oggi come oggi può costituire solo una distrazione, bensì affrontare una partita dopo l’altra come se fosse l’ultima senza la necessità di ulteriori calcoli, per i quali ci sarà tempo e modo più in là.
