REGGINA: L’È TUTTO SBAGLIATO, L’È TUTTO DA RIFARE
Quando, nel tentare di porre rimedio a situazioni quasi disperate, si raccomanda comunque equilibrio e razionalità, si invita chi di dovere a non buttare l’acqua sporca insieme al bambino: ebbene, l’impressione ormai chiara ed indiscutibile è che non ci sia più alcun bambino da salvare.
Prendendo, forse indegnamente, a riferimento il motto “contadino” del Ginettaccio nazionale, quel “l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare” in ordine a ciò a cui siamo costretti ad assistere, appare certamente un fatto che l’unica cosa da fare, se si volesse e potesse fare, sarebbe una tabula rasa senza se e senza ma: una rivoluzione totale, un azzeramento di un organico che oggi si dimostra inequivocabilmente non degno della maglia amaranto, quale unica opzione per tentare di salvare la pelle.
Perché di questo stiamo parlando: che nessuno pensi nemmeno di prospettare ulteriormente rimonte et similia che in questo contesto apparirebbe solo ridicolo ed offensivo verso chi, eroicamente, non intenderà abbandonare la scialuppa; oggi la salvezza appare l’unica opzione disponibile, per un pericolo di retrocessione che si sta manifestando concreto ed attualissimo, e chi facesse finta di non vederlo metterebbe in atto un’operazione intellettualmente scorretta, quasi disonesta, oltre che mettere ulteriormente a repentaglio una stagione già ampiamente compromessa.
Ci si aspetta interventi immediati, incisivi, rivoluzionari: non è un’opzione ma un obbligo impellente, a cui non può sfuggire chi vuole ancora dimostrare di meritare questa piazza. E, si badi bene, il “posare le chiavi” continua ad essere, a nostro avviso, un’alternativa accettabile solo in presenza di alternative serie e soprattutto manifeste, altrimenti si continua a parlare del nulla cosmico e costituirebbe semplicemente una fuga dalle proprie responsabilità, che adesso più che mai assumono una valenza pressoché vitale.
