Ci lascia un'altra icona del calcio romantico: addio a Carlo Sassi, protagonista della moviola della bella Domenica Sportiva

Ci ha lasciato Carlo Sassi, un nome che forse dirà poco ai Millenials, ma che per gli appassionati calciofili del vecchio Secolo ha tanto di quel romanticismo perduto del gioco più bello del mondo.
Carlo Sassi era presenza fissa nella trasmissione domenicale più attesa, la Domenica Sportiva, non il feticcio orrendo di oggi, ma l'appuntamento fisso per rivedere le immagini delle partite della A. Carlo si occupava della "moviola", quella strana locuzione che altro non era che un complicato marchingegno che permetteva di riavvolgere le immagini e rivedere gli episodi arbitrali controversi dei match.
Carlo Sassi fu poi volto di punta della meravigliosa trasmissione Quelli che il Calcio, tanto per capirci la versione di Fabio Fabio e con Marino Bartoletti. Sassi interveniva per aggiornare quanto accadeva sui campi e lo faceva con ironia elegante e con un tono rassicurante come solo il servizio pubblico di qualche decennio fa sapeva fare. Senza reel, senza tweet, senza dover urlare per prendere il suo spazio.
Carlo Sassi è nato a Milano il primo ottobre 1929. Assunto in Rai nel 1960, da subito è stato una colonna della redazione sportiva milanese e del fiore all'occhiello dell'informazione legata allo sport, la mitica "Domenica Sportiva". Proprio lì, il 22 ottobre 1967, è nata la moviola. Un gol fantasma di Gianni Rivera nel derby tra Inter e Milan fu visto e rivisto al rallenty (altro termine che appartiene al secolo scorso), e commentato da Sassi che, nell'occasione, ha anticipato la goal line technology. Il Var non c'era e tutto il lavoro che svolge ora la sala video di Lissone era gestita da due sole persone: la coppia Sassi-Vitaletti. Il mantra di qualunque allenatore, giocatore o presidente nelle interviste del dopo partita, in caso di episodi dubbi, era sempre quello: "Lo vedremo questa sera alla moviola".
Ciao caro Carlo, noi 40-50enni siamo cresciuti anche con te e abbiamo assaporato il gusto di un calcio meno frenetico e indubbiamente più romantico di quello dei finti lustrini di oggi.