REGGINA: CASO TARANTO E RIPESCAGGI TRA SUGGESTIONI E REALISMO

Mentre prosegue, in casa Reggina, la preparazione estiva tra prime sgambate, piccoli acciacchi, tanti sorrisi e qualche addio, ma con un orecchio teso ad ulteriori possibili nuovi innesti, la routine di agosto viene in qualche modo scossa dalle notizie provenienti da altre piazze che ridestano vecchie considerazioni sulla salute del nostro calcio che, almeno in questa fase, sembravano sopite.
Accade così che Cosenza e Turris, nei rispettivi campionati, partiranno con una penalizzazione pressoché certa ancor prima di mettere piede sul terreno di gioco; che l’ambiziosissimo Catania veda compromessa la propria campagna di rafforzamento organico a causa di una fideiussione mancante, unita all’improvvisa quanto inaspettata latitanza della proprietà che ha mandato su tutte le furie Mimmo Toscano; ma soprattutto il caso Taranto, che vede un clamoroso disimpegno del presidente, lo stop agli stipendi dei propri tesserati e, conseguentemente, un fuggi fuggi dei calciatori e la stessa partecipazione al prossimo campionato di C in fortissimo dubbio.
Proprio quest’ultima situazione ha acceso i riflettori su possibili scenari riguardanti la stagione entrante, molti giustificati e lecitamente impietosi sull’ennesima brutta figura di un governo del calcio che dimostra, ancora una volta, di non avere sufficienti capacità per gestire in maniera appena dignitosa la macchina dello sport più popolare del belpaese, dal livello più alto (nazionale) sino ai dilettanti, altri francamente suggestivi ma chiaramente fantasiosi ed utili solo ad alimentare false speranze per i tifosi direttamente o indirettamente interessati.
Si arriva così a leggere di teorie riguardanti possibili avvicendamenti in corsa ai danni della compagine pugliese data già per spacciata, fino all’annuncio di un noto network nazionale che darebbe come quasi certo il ripescaggio del Siracusa, ipotesi che, lo diciamo subito a scanso di equivoci, appare, a normativa vigente, quasi impossibile.
Risulta infatti che la attuali cento società di serie A, B e C siano state regolarmente iscritte per i campionati 2024/25 avendo rispettato quanto prescritto dal Sistema delle Licenze Nazionali approvato dalla FIGC il 22 dicembre 2023 che, limitatamente alla parte relativa a retribuzioni e contributi, fissa il limite di adempimento rispettivamente al 30 aprile ed al 31 marzo 2024 (circostanza che scioglie ogni dubbio, in tal senso, anche nei confronti di Cosenza e Turris, visto le contestazioni mosse riguardano periodi successivi che, dunque, andranno ad impattare solo per la stagione ventura); allo stesso tempo il Comunicato Ufficiale n. 239/A del 14 giugno 2024, sempre della Federazione, che fissa i criteri e le procedure per l’integrazione dell’organico del Campionato di Serie C, prevede tale ipotesi solo in caso di “vacanza di organico determinatasi”, per l’appunto, “all’esito delle procedure di rilascio delle Licenze Nazionali per l’ammissione al relativo campionato”.
L’unica, remotissima ipotesi in cui sarebbe eventualmente postulabile una simile possibilità potrebbe essere un esplicito ritiro dal torneo della formazione tarantina, che tuttavia dovrebbe materializzarsi prima del 25 agosto, data in cui inizieranno le ostilità in terza serie e, per quel che ne sappiamo, allo stato attuale non esiste una volontà del genere: in ogni caso, dovrebbe intervenire un provvedimento normativo ad hoc da parte della FIGC, che costituirebbe una assoluta eccezione giustificabile dalla volontà di garantire, per quanto possibile, un numero pari di squadre partecipanti e dunque nessun turno di riposo, il che francamente appare piuttosto debole come motivazione utile a stravolgere i regolamenti, ma forse non del tutto impossibile. In tutti gli altri casi, ossia qualora l’esclusione avvenisse a torneo iniziato, non sarebbe ovviamente consentita alcuna integrazione (FC Lamezia docet).
A voler continuare a ragionare di fantasia, non si capisce poi perché dovrebbe essere proprio il Siracusa a beneficiare, quasi d’imperio, di tale provvedimento, atteso che lo stesso comunicato n. 239/A darebbe precedenza ad una delle squadre retrocesse in serie D, ma anche e soprattutto perché per poter ambire al salto di categoria “d’ufficio” va fatta formale richiesta, va affrontato un esborso economico non indifferente e vanno assicurati rigidi criteri infrastrutturali che forse qualcuno non possiede.
Una chiosa di un certo tipo è tuttavia doverosa: in un calcio che ci ha ormai abituato a trattamenti odiosamente iniqui e personalizzati, non ci stupiremmo più di nulla: tuttavia, sarebbe altrettanto doveroso e deontologicamente responsabile usare un sano realismo scegliendo di non buttare in pasto a lettori o telespettatori scenari irreali utili solamente ad attirare attenzioni e consensi, soprattutto se si ha a disposizione una cassa di risonanza importante. Senza ovviamente aver la pretesa di voler fare lezioncine ad alcuno: lasciamo i giudizi al pubblico, se poi accadrà ciò che oggi va considerato imponderabile, non esiteremo a cospargerci umilmente il capo di cenere.