Campedelli riapre il caso-Chievo: "Maxi azione risarcitoria contro FIGC e nuovo Chievo"

14.09.2023 11:45 di  Redazione Tuttoreggina  Twitter:    vedi letture
Campedelli riapre il caso-Chievo: "Maxi azione risarcitoria contro FIGC e nuovo Chievo"
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Ancora è freschissima la ferita inflitta da Saladini ai tifosi della Reggina, mister MeglioQuesto deve ancora chiedere scusa ai tifosi amaranto e possibilmente "mollare" nome, marchio e quant'altro.

Una vicenda simile a quella del Chievo Verona, che torna in auge con le mosse legali dell'ex patron Campedelli, che ha presentato davanti al Tribunale di Venezia una maxi azione legale contro la FIGC, il suo presidente Gabriele Gravina, la FC Clivense (società nata successivamente ai fatti contestati e oggi militante nel campionato di Serie D) e il suo numero uno, l'ex bomber gialloblù Sergio Pellissier.

Campedelli contesta una "illecita esclusione dal campionato di Serie B" della sua società e la "violazione dei diritti di proprietà industriale relativa ai marchi sportivi", per un totale di danni stimati dai legal di Campedelli di 140 milioni di euro.

Contestazioni respinte da Figc, Gravina, Clivense e Pellissier. "Al momento la prima vittoria procedurale è andata alla Federazione e al suo legale rappresentante, i quali davanti alla Cassazione hanno eccepito il difetto di giurisdizione del giudice ordinario in favore di quello amministrativo, in quanto i provvedimenti di esclusione, svincolo e affiliazione sono «espressione di potere pubblicistico». Questa argomentazione è stata accolta dalle Sezioni Unite della Suprema Corte, secondo cui è al Tar che andrà inoltre «rivolta la sollecitazione a proporre l'incidente di costituzionalità». In altre parole, Chievo e Paluani dovranno riavviare la causa milionaria contro Figc e Gravina di fronte al Tribunale amministrativo regionale (verosimilmente del Lazio), al quale potranno anche chiedere di sollevare davanti alla Consulta la questione di legittimità in merito ai termini dei pagamenti esattoriali. Invece potrà andare avanti in laguna il procedimento contro Clivense e Pellissier, attualmente impegnati nel campionato di serie D", scrive il giornale veneto.

Il Chievo Verona era stata esclusa dalla B 2021-2022, "...per il mancato assolvimento degli obblighi fiscali inerenti alle liquidazioni Iva del primo e del secondo trimestre 2019, di tutti e quattro i trimestri 2018 e 2017, dei periodi di imposta 2014, 2015 e 2016. Dopo aver ottenuto la rateizzazione, il club gialloblù era riuscito ad abbattere il debito da 36,6 a 17,8 milioni, ma nel 2020 aveva interrotto i versamenti e nel 2021 si era visto rifiutare una nuova istanza di dilazione, in quanto ritenuta «insufficiente ai fini della regolarizzazione della propria posizione debitoria». Successivamente erano stati bocciati tutti i suoi ricorsi davanti alla giustizia sia sportiva che amministrativa. A quel punto è stata giocata la carta civile, chiedendo i danni anche per il provvedimento di svincolo coattivo dei calciatori tesserati con il Chievo Verona", spiega il Gazzettino.

Chievo che peraltro si era vista respingere questa prima richiesta di risarcimento danni per lo svincolo dei calciatori sotto contratto, decisa dalla FIGC dopo la sentenza del TAR del Lazio avverso il ricorso contro le decisioni di FIGC e Coni: "..Respinto perché il Chievo non ha rispettato la pregiudiziale sportiva: aver cioè fatto il ricorso senza proporlo prima davanti agli organi di giustizia sportiva, argomentando i motivi aggiunti solo dopo. Quindi, prima ancora di entrare nel merito delle questioni, è arrivata la tagliola: come dire, non c’è materia su cui contendere perché il contenzioso non esiste, e dunque ecco i termini viziato, nullo, irrituale, inammissibile. Infondato. Come a dire: caro Chievo, hai sbagliato strada sin dall’inizio. I giudici amministrativi lo ripeteranno spesso: “Il Chievo doveva prima rivolgersi alla giustizia sportiva, non lo ha fatto e dunque…”. Il Chievo, sempre i giudici amministrativi, “non ha impugnato davanti agli organi di giustizia sportiva né il Manuale delle licenze né lo svincolo dei calciatori”, spiegò all'epoca il Consiglio di Stato.