1982, I POMERIGGI MONDIALI E QUEL “20” CONSEGNATO ALL'ETERNITÀ

10.12.2020 13:20 di  Valerio Romito   vedi letture
1982, I POMERIGGI MONDIALI E QUEL “20” CONSEGNATO ALL'ETERNITÀ

In quell’estate torrida dell’82, come sanno essere torride, chissà poi perché, tutte le estati in cui ci sono i campionati del mondo, il popolo calcistico amaranto attendeva stancamente il mundial spagnolo dopo aver vissuto l’ennesima stagione deludente della Reggina targata Salvemini, in cui i vari Vettore, Arcoleo, Camolese e Marco Piga avevano nuovamente fallito l’assalto alla serie B, ripetendo un canovaccio ormai cronicamente vissuto nelle stagioni precedenti, che vedeva la squadra primeggiare brillantemente nei gironi di andata per poi crollare inesorabilmente nelle battute finali del torneo.

La Reggio sportiva dei primi anni ottanta viveva la passione per la sua squadra in maniera viscerale, in tempi in cui il calcio in TV era esclusiva dei mercoledì di coppa e la passione poteva trovare sfogo solo allo stadio, o meglio al “campo sportivo” le domeniche pomeriggio, quando gli spettatori erano sempre e comunque intorno alle 10 mila unità nonostante le disillusioni ed un “doppiofedismo” crescente soprattutto tra i ragazzini, complici le figurine panini ed una B assente da quasi dieci anni. I Mondiali però erano un’altra cosa, un evento globale (l’unico, mediaticamente parlando) e trasversale rispetto ai campanili pallonari.

Quel mondiale in cui si giocava rigorosamente alle cinque di pomeriggio, davanti alle prime tv a colori, con oltre quaranta gradi e senza aria condizionata, e che vide la sua svolta, dopo un inizio più che deludente per i colori azzurri, con quel trittico di partite ormai mitico che portò alla finale del Bernabeu, e con quel 5 luglio in cui un attaccante con la maglia numero 20 dal cognome più italiano che ci sia, e di cui sin lì più di mezza Italia ne desiderava lo scalpo, compì contro il più bel Brasile della storia del calcio una delle imprese più iconiche della storia del calcio nostrano. Una “distrazione” entusiasmante rispetto alle altalenanti quotidianità sportive per i tifosi amaranto, poiché terminata la sbornia mondialistica, la città vivrà la stagione successiva tra l’ennesimo campionato deludente degli amaranto, che stavolta sarebbe terminato con la prima, tremenda retrocessione in C2, ed a far da contraltare la Viola che avrebbe conquistato la sua prima fantastica serie A.

Oggi l’ennesimo evento luttuoso di un anno incommentabile ci porta via, dopo il dio del calcio, quel ragazzo divenuto re del mondo per un’estate, e simbolo italiano di quella maglia azzurra di cui quel 20, da oggi, viene consegnato all’eternità.