REGGINA: ORMAI NON CONTA PIÙ IL PERCORSO, MA SOLO IL TRAGUARDO

17.10.2025 11:00 di  Valerio Romito   vedi letture
REGGINA: ORMAI NON CONTA PIÙ IL PERCORSO, MA SOLO IL TRAGUARDO

Se vi state chiedendo cosa c’entri l’immagine a corredo del presente articolo tranquilli, non si tratta di un errore ma di un preciso riferimento temporale per prendere esempio da situazioni del passato, in qualche modo, assimilabili al presente o, quantomeno, da poter prendere come esempio o persino da sprone.

Nel 1974 la Lazio vinse il suo primo, storico scudetto in contesti e modalità molto particolari, se non quasi uniche nel loro genere: denominata a più riprese squadra di “canaglie” i cui calciatori amavano le armi, sparavano, facevano a botte; lo spogliatoio era una vera e propria polveriera, diviso in fazioni a tal punto da non rivolgersi la parola dal lunedì al sabato e persino da cambiarsi in spogliatoi diversi, sino a disputare le partitelle settimanali con l’intento di far male al compagno “ostile”, poi però, la domenica, diventavano una cosa sola indossando la stessa maglia, perché uniti per la voglia di vincere e soprattutto perché, tutti nessuno escluso, riconoscevano un’unica autorità: Tommaso Maestrelli.

Pur ovviamente trattandosi di luoghi, categorie e soprattutto epoche profondamente diverse, questa storia sta a dimostrare come, non sempre ma a volte, non è indispensabile avere un gruppo unito e coeso per riuscire ad ottenere un obiettivo, purché lo stesso obiettivo sia comunque riconosciuto ed inseguito da tutti.

Come già discusso in settimana, la conclusione salomonica della paventata crisi tecnica, post derby, “risolta” con la decisione di confermare tutti gli attori in causa previo impegno di riuscire a risolvere le criticità in una sorta di autogestione, ha lasciato però più di qualche dubbio su quali, quante e sulla natura stessa di tali problematiche che a questo punto, a nostro parere, visto l’esito delle riflessioni potrebbero anche passare in secondo piano per concentrarsi esclusivamente sull’obiettivo da raggiungere piuttosto che sul percorso da intraprendere per ottenerlo, purché lo si ricerchi a tutti i costi.

Senza scomodare paragoni inopportuni con l’indimenticata leggenda amaranto che, prima di vincere il titolo con i laziali, guidò la Reggina verso la sua prima storica ed entusiasmante serie B, è chiaro che il ruolo di mister Trocini risulterà fondamentale per cercare quella svolta netta che, ad oggi, appare una chimera ma che resta più che possibile, facendosi forte della fiducia rinnovata e dell’assunzione di responsabilità proprio da parte della squadra, come da comunicato ufficiale; essendo certi della sua grande voglia  e di quanto tenga alla causa amaranto, l’invito è a non guardare in faccia nessuno ed a superare le incertezze su schieramenti ed alchimie tattiche apparsi in queste prime uscite.

In tal senso, sarebbe auspicabile un immediato e fattivo aiuto da parte della società: continuiamo a ritenere l’attuale organico altamente competitivo rispetto alle forze in gioco, e dunque basterebbe poco per colmare i limiti di organico chiaramente palesati da inizio torneo, in particolare sul ruolo di esterno destro basso, per non costringere l’allenatore a continuare ad usare elementi fuori posizione (oltretutto under) con le conseguenze del caso già ampiamente patite.

Infine un appunto, o se volete un semplice, spassionato suggerimento per i tifosi: la delusione è grande ed ampiamente condivisa da tutti, il che porterà, almeno per domenica prossima, una contestazione forte, naturale e decisamente meritata verso chi scenderà in campo, ma se come sperato da tutti la squadra riuscisse a trovare le risorse per riemergere e riconquistare, a suon di prestazioni e risultati, la fiducia della piazza, sarebbe fondamentale che l’equilibrio prevalga sulla rabbia e sull’istinto, portando quantomeno ad una tregua ove servisse a raggiungere l’unico, vero traguardo che interessa tutti noi.

Perché, ed è sempre utile ricordarlo a noi stessi, gli attori prima o poi passano ma è la Reggina a rimanere.