Il ds Meli analizza il girone I: "Livello davvero scadente. La Reggina può rientrare in corsa per il primo posto"

Ettore Meli, vulcanico ds ex Città Sant'Agata e Vibonese, ha parlato a cuore aperto ai microfoni di notiziariodelcalcio e sul girone I ha sottolineato senza mezzi termini:
"Non me ne voglia nessuno ma il livello è veramente scadente perché tale è il livello degli allenatori. Trent'anni fa l'allenatore era un gestore ma c'erano giocatori con gli attributi in campo. Oggi, il calciatore vuole il "maestro", l'allenatore bravo. Capace nella gestione, nell'adattarsi all’avversario, nel saper cambiare modulo, nel motivare i giocatori. Io penso che ci sia oggi un livello scadente come non mai. Ho assistito a delle partite dove non si sono fatti tre passaggi di fila, lo schema era sempre portiere, difensore centrale, braccetto e lancio lungo di cinquanta metri. E purtroppo, spiace dirlo, quasi tutte le gare che ho visto hanno avuto questo copione".
Meli sottolinea alcuni "mali" del movimento in particolare al Sud: "La differenza più netta che vedo rispetto al passato è che prima c'erano i presidenti. Quelli che, intanto, mettevano soldi ed investivano. Oggi, invece, tra la crisi economica ed il fatto che le società fanno pessime gestioni, non ci sono più i presidenti. Quello che una volta era un ruolo da mecenate oggi è diventato un mestiere. Ci sono società che hanno presidenti che prendono gli stipendi perché col mondo del calcio cercano di viverci. E queste persone, di conseguenza, prendono direttori sportivi che "portano" soldi. In Sicilia ce ne sono diversi di questi personaggi. E per di più, questi personaggi collezionano fallimenti su fallimenti. La serie D non può essere questo, non si può ridurre a questo. Il massimo campionato dilettantistico è lo specchio del calcio che poi troviamo nelle categorie superiori. Vi garantisco che in Sicilia la situazione è da accapponare la pelle".
Sulla favorita per la vittoria del girone I: "Molto dipende dalle società, dalla loro intenzione. Ci avviciniamo al calciomercato invernale e questo inciderà tanto su quello che sarà il girone di ritorno che è notoriamente un altro campionato. La classifica è cortissima. La Reggina, ad esempio, che sembrava tagliata fuori da tutto, domenica se dovesse battere l'Igea Virtus si porterebbe a quattro punti dall'attuale capolista. La prima società che capisce che le manca qualcosa e riesce ad intervenire, sia a livello di panchina che a livello di organico, anche con poco, secondo me può svoltare e vincere il campionato. È il momento di capire chi ci vuole provare davvero e se è pronto anche al dopo: a fare il salto sia a livello economico che organizzativo, perché poi la Lega Pro è davvero un altro campionato. Se devo dire chi lo può vincere direi Nissa, Reggina, Gelbison, Savoia, Vibonese ed Igea Virtus".
Sulle riforme in D: "La serie D è in grande difficoltà. Questo tipo di riforma serve ed esclusivamente a sanare un unicum legato alla questione playoff. Obiettivamente chi ha creato questo format ha fatto qualcosa di incredibile visto che l'unico campionato dalla Serie B alla terza categoria dove vincere i playoff non ti porta a nulla è attualmente la Serie D. Già, quindi, risolve un problema. L'altro problema che potrebbe risolvere questo tipo di riforma è legato alla competitività perché in linea teorica portando a venti ogni girone, ad esempio nel girone I ci sarebbero più campane e, di conseguenza, il torneo risulterebbe più competitivo. Per me la riforma doveva essere generale che coinvolgesse anche la Lega Pro ma, in ogni caso, sarebbe stata una riforma utile se si fosse diminuito il numero delle squadre. Questo non lo faranno mai perché in questo modo si perdono introiti".
Sulla mancanza di talenti: "Prima di tutto, come hanno dimostrato anche nella trasmissione del "Le Iene", c'è chi tra scouting, agenti e procuratori pensa ai propri interessi. Poi, al calcio giocano sempre meno giovani ed un altro male sono molti genitori che credono di avere sempre in casa il Cristiano Ronaldo della situazione. Per quella che è la mia esperienza, io penso che il giovane straniero sia molto più maturo dentro, perché probabilmente viene da situazioni di vita più difficili ed ha più fame. Gli italiani, invece, che in molti casi hanno forse qualità anche maggiori non riescono a farle emergere".







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