La Lega Pro vara la Salary Cap, Marani: "Senza una gestione economica sana, il calcio non può sopravvivere"

La Lega Pro ha varato la riforma della Salary Cap, un tetto agli emolumenti dei calciatori che entrerà a pieno regime nell'annata 2026-2027. Su Gazzetta dello Sport spazio dedicato alla riforma operata dalla serie C:
"...non ci sarà un tetto massimo per tutti, per rispettare le diverse realtà che ci sono in Serie C dove ci sono società con alle spalle città metropolitane e altre... di paese. Comunque, ogni club non potrà spendere più del 55% del rapporto fra emolumenti e valore della produzione. Il conteggio degli stipendi varrà per quei contratti che verranno stipulati dopo l’1 luglio 2025. Quindi, per chi si porta dal passato contratti pluriennali “pesanti” non avrà nulla da temere perché non verranno conteggiati. In questo codice di autoregolamentazione, chi “sfora” il salary cap non verrà punito con dei punti di penalizzazione ma con una multa che andrà a finanziare la seconda parte della riforma Zola, anch’essa approvata ieri e che riguarda la qualità
del settore giovanile delle squadre. E se un club, per assurdo, dovesse rifiutarsi di pagare? Accumulerebbe una sorta di debito sportivo che poi gli creerebbe diversi problemi (in primis per iscriversi al campionato successivo). Come detto, la prossima sarà una stagione sperimentale (dunque senza sanzioni) e questa fase transitoria è stata pensata per abituare i club alla novità.
In particolare, ogni società sarà dotata di un software che, mese per mese, fornirà il quadro della situazione per tenere sotto controllo il conteggio. Così, dal 2026-2027, si potrà finalmente partire.
La riforma si è resa necessaria per un sistema che è sul punto di implodere ormai da anni e a cui si vuole porre un freno, premiando chi è virtuoso. Il salary cap era in agenda da tempo, fin dalla rielezione di Matteo Marani (avvenuta lo scorso ottobre) alla guida dei club di Serie C. «Il salary cap era
una delle proposte che ho fatto per il mio nuovo mandato - ha detto Marani -. Bisogna controllare i costi per evitare che il calcio si ritrovi in difficoltà finanziarie. Senza una gestione economica sana, il calcio non può sopravvivere»", si legge sul quotidiano sportivo.