REGGINA: LA LUNGA ATTESA – LA DIGNITÀ DI ESSERE IN REGOLA E L’INCOERENZA SPUDORATA

In un fine maggio in cui fanno capolino i primi accenni d’estate, le giornate trascorrono lentamente ma anche freneticamente, a seconda del punto di vista di chi in queste ore lotta per la sopravvivenza (calcistica, s’intende) e chi è costretto ad attendere sulla sponda del fiume gli eventi, cercando di tenersi pronto ad ogni evenienza in un clima di assoluta incertezza, derivante da una situazione inedita in cui i controlli da effettuare verranno applicati per la prima volta e sull'esito dei quali, dunque, non esiste alcuna casistica.
Udiamo e leggiamo lamentele varie sull’inopportunità, per alcuni poco dignitosa e non degna di un blasone come il nostro, di sperare nelle disgrazie altrui per ottenere eventuali benefici in ordine al possibile salto di categoria: fermo restando che non risulta, da casa Reggina, alcuna iniziativa volta ad influenzare od orientare il corso degli eventi, come invece fummo costretti noi a subire impunemente due estati fa da chi senza alcuno scrupolo ha mosso mari e monti per farci precipitare negli inferi, con la mortificazione finale dei 19 club ad opponendum in fase giurisdizionale, e solo questo dovrebbe bastare ampiamente per dotare il tifoso reggino di una sufficiente dose di cinismo, tale da non porsi particolari problemi di coscienza.
D’altronde, qui si parla unicamente di rispetto delle regole e di sostenibilità finanziaria, a fronte di tornei palesemente falsati dalla mancanza di tali caratteristiche, e non si vede perché chi intenda rispettarle non debba aspirare non certo a regalie varie, ma semplicemente a quanto dispone la normativa attuale: non a caso, se la stessa federazione, evidentemente conscia di una situazione generale tutt’altro che virtuosa, ha concepito un play off di serie D il cui unico, dichiarato scopo è proprio quello di poter usufruire di un ripescaggio, non si comprende quale imbarazzo si dovrebbe provare nell’eventuale sfruttamento di un’opportunità istituzionalmente prevista.
Tale concetto, oltretutto, risulta rafforzato dalla constatazione di ciò che sta succedendo in queste ore da parte proprio di chi, nel 2023, invocava il rigoroso rispetto di norme, procedure e soprattutto scadenze perentorie per sbatterci fuori a calci e prendere il nostro posto, mentre invece oggi annuncia baldanzoso un presunto accordo con l’Agenzia delle Entrate su un pagamento tributario effettuato con “soli” tre mesi di ritardo, dopo avere pianto ai quattro venti per una surreale truffa subìta da un disoccupato venticinquenne armato nientemeno che di un diploma di scuola media, che a suo dire basterebbe ad evitare quella sanzione che condannerebbe le rondinelle a quello che razionalmente, dovrebbe invece rappresentare un destino inevitabile.
Per nulla stupiti da una spudoratezza che risulterebbe incredibile se non si conoscesse il livello di coerenza di tali personaggi, è inutile negare di avere tanta curiosità nello scoprire cosa verrà deciso oggi in occasione del primo grado di giustizia sportiva atto a dirimere proprio la questione Brescia e, conseguentemente, il destino di Frosinone, Salernitana e Sampdoria, con possibili e conseguenti ripercussioni anche in ottica iscrizione ai campionati, ed eventualmente verificare il grado di sfrontatezza raggiungibile dalla federazione, qualora si verificasse lo scenario causticamente previsto dall’ex presidente del Lecco e che dovrebbe da solo bastare per spingerci ad andare tutti a casa. Per darci saggiamente all’ippica.