REGGINA: LE VERITÀ SELETTIVE DI UN PASSATO INGOMBRANTE

24.04.2024 13:00 di  Valerio Romito   vedi letture
REGGINA: LE VERITÀ SELETTIVE DI UN PASSATO INGOMBRANTE

Non possono che fare piacere e destare comprensibile curiosità le parole udite dal sindaco ieri sera riguardo l’esistenza di soggetti interessati al mondo Reggina, inteso non solo come club ma come universo sportivo-strutturale; nondimeno, va ammesso con altrettanta sincerità che tutto ciò costituirebbe quasi un inedito assoluto per la nostra realtà.

Avvisiamo preventivamente, a vantaggio di chi sta già drizzando le antenne pensando ad attacchi politici, che non è naturalmente compito di questa testata prodursi in valutazioni che non attingono al mondo del calcio e della Reggina, non le abbiamo mai fatte e continueremo a non farle a differenza di qualcun altro che, spesso e volentieri, mischia partigianerie ideologiche o, peggio, partitiche con le vicende amaranto.

Bene fa il primo cittadino ad auspicare che siano i reggini, per primi, a non diffondere un immagine negativa della propria terra natia, così come si afferma un innegabile verità se si evidenzia come, parlando del club amaranto, lo stesso possa costituire una formidabile attrattiva verso potenziali investitori grazie ad un appeal alimentato da un seguito di pubblico che nel corso degli anni ha fatto invidia ad almeno metà delle piazze che attualmente gravitano nella massima serie, nonché da un patrimonio strutturale che pochi bacini simili al nostro possono vantare: allora ci si chiede come mai, quantomeno nell’ultimo decennio, un territorio con tali requisiti sia riuscito ad attirare solo quei beceri personaggi che ci hanno nuovamente ed inesorabilmente sbattuto all’inferno nel giro di pochi anni, e che dunque limitarsi a selezionare solo alcune verità evitando un’analisi più approfondita che comprenda anche problematiche e criticità presenti e passate non rende, a nostro parere, un buon servizio alla causa.

Parlando di Granillo e S.Agata, si dice ovviamente il vero quando, a proposito del primo, si considera anacronistica una gestione pubblica dello stadio, anche considerando gli evidenti effetti positivi, economici e sportivi, ottenuti da quelle piazze, oltretutto assimilabili come dimensioni alla nostra, che hanno ottenuto la proprietà, o comunque una concessione centenaria del proprio impianto: proprio per quello, va ripensata la formula già proposta negli anni passati alle precedenti gestioni del club di Via delle Industrie che ipotizzava concessioni che non andassero oltre 20 anni e che di certo difficilmente potrebbero incentivare un imprenditore a programmare investimenti importanti sulla struttura.

Per quanto riguarda il centro sportivo, indubbia eccellenza legata indissolubilmente alla storia amaranto, non si può non evidenziare come si tratti di una struttura ideata e realizzata oltre trent’anni fa e che di tale età ne riporti oggi inesorabilmente tutti i segni, soprattutto riguardo lo stato dei terreni di gioco: pretendere un canone “pieno” per un complesso in gran parte inagibile senza prevedere sgravi a scomputo di spese intraprese per manutenzioni straordinarie, per una concessione che anche in questo caso non andrebbe oltre 20 anni, appare come chiedere un affitto stellare per un appartamento nel centro di Roma o Milano ma privo di pavimento, infissi, tramezzi e servizi a norma, con lavori da imputare al locatario che, dopo qualche anno, sarà gentilmente congedato con un grazie ed arrivederci: anche qui fatichiamo ad intravedere la convenienza per un’operazione del genere e per un bando che, per ammissione dello stesso sindaco, rischia di andare deserto.

La Reggina ha una storia ultracentenaria composta da tanti anni trascorsi tra le serie minori ma anche da un passato più recente colmo di successi, soddisfazioni e visibilità nazionale ed internazionale, anche se purtroppo non sempre del tutto positiva. Rendere i giusti meriti a chi è riuscito a dare ribalta ai colori amaranto è operazione comprensibile, ma anche in questo caso una verità selettiva non rende giustizia alla narrazione, poiché chi a 36 anni ha acquisito, insieme ad altri, la squadra cittadina portandola nell’olimpo del calcio, a 65 anni l’ha anche fatta scomparire a causa di una gestione scellerata della fase calante: sarebbe paradossalmente quasi come ricordare, riguardo la presidenza Gallo, unicamente la promozione in B scegliendo di ignorare ogni altra, deprecabile circostanza o azione che, di fatto, hanno costituito l’inizio della nuova fine. Ipotizzare dunque un ritorno ad un certo passato appare può apparire francamente inopportuno, oltretutto in un ambiente calcistico profondamente cambiato nelle sue dinamiche.

Permetteteci, infine, una chiosa sull’immediato presente: è chiaro che la città, anche per il tramite dei propri rappresentanti, debba puntare a migliorare la propria condizione anche dal punto di vista sportivo che, da sempre, ha costituito un traino sociale ed economico per l’intero territorio; tuttavia, quello che ad oggi è un puro e semplice auspicio non può e non deve rischiare di denigrare, o peggio vanificare il lavoro sin qui portato avanti da chi attualmente detiene, legittimamente, le redini del club, e che di fatto è l’unico che attualmente e fattivamente sta investendo risorse per la rinascita del calcio a Reggio.

Nello stendere un ampio velo pietoso su chi accusa il prossimo di prostituzione dopo essere stato a libro paga del principale carnefice della squadra amaranto, a chi ci considera di parte rispondiamo semplicemente che insinuare fantomatici interessi o favoritismi solo per aver scelto di non attaccare gli attuali proprietari appena 5 minuti dopo il loro arrivo in città, fa parte della cultura di una città che sembra godere delle proprie divisioni e contrapposizioni (per cui se non sei con me sei contro di me), spiegando che a parere di chi scrive è preferibile giudicare, senza pregiudizi, le azioni di un presente tangibile, consci del fatto, già ampiamente e ripetutamente esplicitato, che naturalmente chi di dovere non ha più margini di errore, e di conseguenza alcuna indulgenza nei giudizi, piuttosto che fidarsi ciecamente di qualcosa che ad oggi è solo un pensiero che andrà necessariamente concretizzato, ricordando che nel recentissimo passato fantomatiche sirene svizzere, inglesi o americane sono finite ben presto per rimanere tali.

Chi vivrà vedrà.