REGGINA: LA LUNGA ATTESA – PERCHÈ TERGIVERSARE È SAGGIO E SENZA CONSEGUENZE

03.06.2025 13:00 di  Valerio Romito   vedi letture
REGGINA: LA LUNGA ATTESA – PERCHÈ TERGIVERSARE È SAGGIO E SENZA CONSEGUENZE

Nei giorni in cui sono chiuse, o si stanno per chiudere, tutte le competizioni non solo internazionali ma anche nostrane, con le varie finali che andranno a definire il quadro delle partecipanti ai prossimi campionati nazionali, almeno per quanto riguarda i verdetti emessi dal campo, continuano a susseguirsi le previsioni, più o meno fantasiose, riguardo le possibilità che proprio tali organici possano venire stravolti in fase di procedura di iscrizione ai vari tornei.

Tra le tante ipotesi che prevedono sia un possibile stravolgimento della geografia pallonara, sia un nulla di fatto “all’italiana”, ci preme ribadire il concetto secondo cui, anche a poche ore dal gong del completamento degli iter burocratici attraverso i quali verranno formalizzate le varie incombenze occorrenti per essere in regola, a nostro parere continua a risultare impossibile prodursi in qualsivoglia tipo di congettura atta a dirimere tali dubbi, proprio perché ci si trova dinanzi a regole e criteri mai applicati in precedenza, soprattutto in merito all’accesso alla terza serie nazionale, ed i cui effetti risultano, in mancanza di precedenti, fisiologicamente sconosciuti e sostanzialmente impronosticabili.

A fronte di diverse società che hanno o stanno tempestivamente comunicando, a mezzo stampa, il perfezionamento degli incartamenti richiesti, anche grazie al riscontrato rispetto di una delle novità regolamentari introdotte, ossia l’indice di liquidità al 31 marzo, nulla si sa del resto della truppa soprattutto in relazione a questo ultimo aspetto, che come è ormai noto inciderà sull’importo di una fideiussione che, al peggio, costringerà i club ad effettuare salti mortali al fine di garantire le dovute garanzie, siano esse beni o depositi cauzionali, sufficienti ad ottenere un contratto assicurativo da 700 mila euro.

Stesso dicasi per il rispetto dei criteri strutturali, per il quale risultano diverse corse contro il tempo per terminare lavori sugli impianti già avviati, o al peggio per reperire la disponibilità di stadi più o meno limitrofi: a tal proposito risulterebbero accordi già chiusi, in risoluzione di casi particolarmente problematici, per disputare le gare interne in strutture situate addirittura in altre regioni, ad oltre 200 km di distanza, per realtà che, in situazioni normali ossia tra le mura domestiche, già riescono ad attrarre solo qualche centinaio di tifosi. Tutto lecito in termini di regolamento, molto di meno per chi come noi ritiene, probabilmente in maniera estremamente ingenua, che il calcio debba essere fatto per i tifosi.

In questo quadro di incertezza generale, chiaramente la Reggina sta attraversando una fase di stasi in attesa di eventi sui quali non può incidere in alcuna maniera; tale immobilismo sta generando qualche malumore in capo a chi, a corto di speranze per un possibile sovvertimento delle attuali gerarchie, ritiene che questa attesa potrebbe pregiudicare la prossima costruzione di una squadra che, giocoforza, sarebbe costretta a dominare una più che indigesta terza stagione di serie D, che dunque non potrebbe permettersi di tergiversare fino alla seconda metà luglio, cioè fino a quando non verranno definitivamente definite le composizioni dei vari tornei: in realtà si tratta di una previsione temporale irrealistica.

Qualora infatti, già al termine del primo esame compiuto dalla Covisoc entro il 12 giugno, le società in bilico fossero in numero insufficiente per alimentare qualsiasi tipo di speranza (in concreto: meno di cinque), non vi sarebbe alcun motivo per attendere la conclusione dell’intera procedura, comprensiva di probabili ricorsi giurisdizionali, per prendere atto della situazione e concentrare ogni sforzo organizzativo da subito, senza alcuna conseguenza operativa ed in linea con le azioni delle potenziali concorrenti del prossimo girone I.

Quasi due anni or sono, immediatamente dopo l’uscita delle motivazioni della sentenza di rigetto del Tar Lazio, questa testata fu tra le poche a manifestare pubblicamente l’auspicio che chi di dovere recedesse dal proseguire una battaglia legale destinata alla soccombenza, al fine di anticipare i tempi per imbastire un nuovo progetto di società non con l’acqua alla gola, come poi effettivamente accadde per aver voluto, più per principio o, se vogliamo, per salvare le apparenze, che per convinzione, attendere l’ultimo grado di giudizio: ci sembra invece che l’attuale situazione consenta agevolmente di attendere saggiamente una decina di giorni (e plausibilmente anche meno in presenza di probabili spoiler mediatici), sperando che magari venga fuori un tipo di esito capace invece di alimentare fondati dubbi che, ne siamo presuntuosamente certi, renderebbero eventuali incertezze molto più digeribili.