Se l'amalgama manca in via delle Industrie

04.09.2013 23:55 di  Danilo Mancuso   vedi letture
Se l'amalgama manca in via delle Industrie
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© foto di Federico De Luca

Lanciano bestia nera. Sia sul campo, che fuori. L'anno scorso, le sconfitte rimediate contro i rossoneri abruzzesi lasciarono pesanti strascichi, all'andata così come al ritorno. Quest'anno, la scialba prestazione offerta dalla Reggina al “Biondi”, da dove si è comunque strappato un punto, sembra aver trasmesso una negatività tale da abbassare le soglie della diplomazia e dunque da scoperchiare una pericolosa inconciliabilità di vedute, della quale (ahinoi) qualche sintomo avevamo già avvertito. Di cosa stiamo parlando? Semplice: il presidente Foti, dalla conferenza ormai arcinota a arci-citata del “Vogliamo vincere” in poi, non ha fatto mistero di avere un sogno, lo stesso che accomuna tutti i tifosi amaranto. Anzi, un obiettivo: tornare nell'Olimpo del calcio. E tutti i riflettori locali e nazionali puntati sulla Reggina. Un modo per ricreare entusiasmo, probabilmente anche per ridare appeal alla società, rendendo più appetibile a tanti calciatori la destinazione amaranto. Forse anche un obbligo calcistico per una società come la Reggina nell'anno del suo Centenario, in serie B. Un incomparabile “amor di patria” ci sollecita a non mettere nel calderone anche gli 85 punti dichiarati da Giacchetta: li etichettiamo come battuta forse poco riuscita (chi ha avuto modo di scambiare due chiacchiere col dirigente marchigiano sa che l'ironia non gli difetta), senza mettere limiti alla Provvidenza calcistica.

E Atzori? Fino a qualche settimana fa, tendeva a stemperare l'ottimismo, rifugiandosi in un «bisogna rimanere con i piedi per terra, non voglio illudere nessuno». Che già strideva con quanto espresso pubblicamente dalla società, ma pur sempre “politically correct”: che il tecnico cerchi un profilo un po' più basso perché ritiene inopportuno che il gruppo si esalti, rientra pur sempre nelle sue mansioni di mental coach. Ai balletti relativi agli obiettivi stagionali siamo ormai abituati. Quando però la società punta ai quartieri alti della classifica e il tecnico alla salvezza, la dicotomia è tale da rendere il quadro unico e decisamente originale, almeno se parliamo di professionismo. Leggere per credere le dichiarazioni rilasciate oggi da Gianluca Atzori ai microfoni di Radio Touring, che tanto stanno facendo discutere: «Se possiamo stare nella parte sinistra della classifica? Bisogna lavorare... Questa squadra non è paragonabile ad altre 12 compagini. Mi dà fastidio quando si creano delle aspettative che i ragazzi non sono in grado di sopportare. Non sono contento quando qualcuno dice che questa squadra deve vincere il campionato». Ma questo “qualcuno”, chi è? La stampa, nell'analisi di quanto il mercato ha portato in dote, ha sottolineato sì gli sforzi della società rispetto agli anni precedenti, ma non ha mai parlato di “corazzata” che deve vincere il campionato. Ad aver parlato esplicitamente di serie A (a torto o a ragione lo dirà il campo) è stato Lillo Foti. E che presidente e allenatore non si trovino d'accordo sulle potenzialità dell'organico non è un aspetto da poter mettere sotto il tappeto. Quell'amalgama, da sempre invocata dalla società a proposito della squadra, sembra mancare proprio in via delle Industrie.

Non è chiaro se Atzori abbia voluto lanciare una frecciatina alla società piuttosto che alla squadra, o se ritiene davvero che ci siano 12 squadre più attrezzate della Reggina o che questa Reggina non sia migliore di quella che, la scorsa stagione, sudò letteralmente fino all'ultimo minuto per portare a casa la salvezza. Qualche lacuna, effettivamente, rimane: il centrale mancino, l'esterno a destra, il centravanti da 15 gol. Ma con questi tasselli, sarebbe davvero una Reggina da vertice. Anche così, però, sembrano esserci i mezzi per ambire a un piazzamento playoff (dal terzo all'ottavo posto). La spina dorsale, da sempre invocata su queste pagine come base portante per un organico competitivo, non è affatto male: Benassi in porta, Adejo e Lucioni in difesa, Strasser e Colucci a centrocampo, Di Michele e Cocco in avanti. Il mercato ha inoltre portato in dote elementi di qualità, come Rigoni in mediana, Sbaffo, Maza e Falco sulla trequarti. Lo stesso Foglio sembra in grado di dare qualcosa in più rispetto a Barillà sulla fascia sinistra, considerato che quest'ultimo dava equilibrio ma poca spinta. Squadre come Palermo, Pescara, Siena, Spezia e Novara sono magari, sulla carta, una spanna sopra, ma per il resto la Reggina è in grado di dare fastidio e giocarsela con tutte. Ecco, giocarsela: il tecnico dovrebbe preoccuparsi di dare gioco, schemi e idee alla squadra (tutto ciò che non si è visto a Lanciano), creare una mentalità vincente. Mettere le mani avanti vuol dire non accettare la sfida, con tutti gli oneri e gli onori che questa può comportare.