REGGINA: LA NUOVA SINDROME DI STOCCOLMA E LA DIGNITÀ PERDUTA

Mentre sta per concludersi uno dei week end più surreali di una storia amaranto già di per sé, ahinoi, sufficientemente irrazionale, per non dire bizzarra, quantomeno dell’ultimo decennio, preferiamo tornare, ma solo per un attimo, sul teatrino dell’assurdo a cui abbiamo dovuto assistere, e di cui speriamo di non doverci occupare oltre.
Già il pensiero che qualcuno potesse anche solo potuto considerare di rivolgersi a determinati personaggi per risollevare le sorti amaranto, potrebbe essere paragonato all’ipotesi di nominare il conte Dracula quale presidente dell’AVIS; ma ciò che è apparso davvero allucinante è stato assistere, nello spazio di tempo occorso tra il lancio della “notizia” e la successiva smentita (in realtà anche oltre) alla quantità ed il tipo di commenti entusiastici alla semplice ipotesi che tale ritorno si sarebbe potuto concretizzare, tra i tanti “magari”, “speriamo”, “finalmente”, fino ai più smielati “manchi” e addirittura “ti amo presidente” (per chi non lo credesse, è sufficiente fare un giro nelle pagine social dedicate alla Reggina).
Alcuni mesi fa, chi vi scrive espresse una valutazione molto negativa su chi proponeva di coinvolgere, in un eventuale nuovo progetto di rilancio della squadra amaranto, l’ex presidente Foti, pur riconoscendo gli innegabili successi sportivi ottenuti e probabilmente irripetibili, che gli attribuiscono a pieno titolo e senza alcun tipo di dubbio grandi meriti ed un posto di rilievo nella storia della Reggina, ma che non sono sufficienti ad emendarlo da una colpa tremenda, ossia quella di aver dolosamente fatto fallire la stessa: per i distratti non si tratta di un pettegolezzo o di una cattiveria gratuita, ma semplicemente del dispositivo di una sentenza passata in giudicato frutto di un patteggiamento tra le parti che, a uso dei profani del diritto, significa ammissione di colpa.
Tuttavia, va ammesso altrettanto francamente che paragonare le due situazioni risulterebbe più che ingeneroso, per non dire assurdo, relativamente al consenso che, evidentemente, l’ex patron romano riesce a mantenere su una significativa fetta della tifoseria reggina: perché in questo caso non parliamo di un presidente che, dopo quasi trent’anni di gestione del sodalizio amaranto tra alti e bassi ha comunque lasciato un’impronta significativa coronata da risultati epocali, seppur poi rovinati irrimediabilmente da una condotta imperdonabile, bensì di un avventuriero che ha ubriacato la piazza a suon di milioni ed acquisti mirabolanti ma frutto di introiti di origine presumibilmente illegale visto che provenivano da imposte non versate, contributi sottratti ai lavoratori ed altre modalità controverse la cui natura è tutt’ora oggetto di accertamenti processuali: ma al di là di possibili presunzioni di innocenza in attesa di pronunce definitive, basterebbe solo tenere presente le condizioni in cui ci lasciò dopo il suo arresto, con una marea di debiti quasi incredibili da concepire rispetto alla durata della sua permanenza alla guida del club.
In una famosa conferenza stampa, lo stesso si rese protagonista di una dichiarazione secondo cui era riuscito a “ridare dignità alla città”, tra penosi salamelecchi ed applausi di parte dei presenti: con il senno di poi, verrebbe quasi da dire che, per certi versi, si trattava di una verità, seppur parziale. Perché anche solo auspicare di poter rimettere la propria squadra del cuore nelle mai di uno dei suoi aguzzini in nome di un miraggio di nuovi successi, significa non solo non possedere un barlume di memoria storica, oltretutto verso avvenimenti accaduti solo alcuni anni fa e non nel secolo scorso, ma avere un concetto di dignità piuttosto paradossale, quasi fossero affetti da una nuova variante della Sindrome di Stoccolma, cioè colui che sviluppa un legame affettivo nei confronti del suo aggressore, ma che in realtà viene il dubbio che forse, almeno per qualcuno, rappresenti semplicemente qualcosa di molto più effimero e desolante, cioè la prospettiva di poter nuovamente trarre un qualsivoglia vantaggio personale.
A questo punto un interrogativo sorge quasi spontaneo: dovremo continuare a pagare dazio per non si sa bene quale colpa commessa, tra lotte intestine senza soluzione di continuità? Oppure riusciremo un giorno, magari proprio da domani, a riparlare solo di calcio?