La Reggina non muore mai: il blasone non si compra al mercato

07.05.2016 00:55 di  Redazione Tuttoreggina  Twitter:    vedi letture
La Reggina non muore mai: il blasone non si compra al mercato
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© foto di Sarah Furnari/TuttoLegaPro.com

Questo articolo prende spunto da una discussione abbastanza accesa che abbiamo avuto sulla nostra Pagina Ufficiale Facebook di TuttoReggina.com (CLICCA QUI), con un nostro lettore, Demetrio.

Demetrio sostiene che il blasone e la gloria della Reggina, non appartiene alla nuova SSD Reggio Calabria, che eventualmente tali peculiarità spetteranno a chi riuscirà a acquistare il "peso" complessivo della storia della Reggina Calcio, che altro non è stata che la prosecuzione dell'AS Reggina. Insomma, storia e blasone "compravendute" con la matricola FIGC.

La Reggina è stata fatta grande da tanti uomini, Lillo Foti e i suoi collaboratori come massimo traguardo raggiunto, la serie A, ma anche i vari Granillo, oltre ai tecnici e calciatori che si sono susseguiti nel corso degli anni. La Reggina è qualcosa che va al di sopra di ogni situazione, azienda e ogni uomo. I nostri nonni tifavano Reggina, i nostri padri e ora noi, così come lo faranno anche i nostri figli, perché la Reggina non muore mai, anche quando la storia le ha destinato un trauma così forte, quello della scorsa estate, evento mai accaduto nei tempi moderni alla nostra Ultracentenaria.

Lo smarrimento è stato fortissimo, per tutti, anche per i giornalisti. Difficile capire dove si andava a parare, difficilissimo ripartire da zero da un giorno all'altro, frustrante abbandonare il calcio dei Prof dopo aver spedito in D i cugini messinesi. Il passato recentissimo, con tutte le sue promesse di rilancio, con la sua presenza persino tangibile, restava un ostacolo non di poco conto all'osmotizzazione con il tifoso amaranto

La Reggina non è una matricola, la Reggina è davvero di tutti, non appartiene a nessuno in particolare, la Reggina non è AS, non è Calcio, non è altro tipo di denominazione, è la Reggina. Crediamo che, al netto di ogni polemica e insinuazione, che l'attuale presidente Praticò abbia voluto salvarne le sorti, per puro spirito di patria e amore verso la squadra: certo, pensare che il numero uno amaranto lo abbia fatto solo per beneficenza, è utopistico e fuorviante. Lo stesso dicasi per il precedente presidente Foti, che al netto di errori e svarioni tutti da verificare in sede giudiziaria, ha comunque dimostrato di avere a cuore la Reggina, quanto e per quanto tempo, lo dirà la storia.

Sarebbe bello che tutti, tifosi, dirigenti, addetti ai lavori, semplici simpatizzati, si riuscisse a comprendere che la forza dell'unità d'intenti è capace davvero di far ritornare il calcio che conta in città. Parte del tifo, peraltro, ha risposto presente al nuovo appuntamento con la storia e chi ancora non ha capito che bisogna ripartire con quesro contesto attuale (non tanto la D, ma ricostruire le fondamenta per un futuro importante), farà bene a comprenderlo in fretta. Occhio che tante realtà importanti del calcio italiano, ad esempio Foggia, Taranto stesso, Perugia, Livorno e compagni, hanno mangiato terra e polvere prima di tornare sui campi verdi regolamentari. Reggio Calabria non deve fare la stessa "via Crucis".

Dunque, la Reggina non è un numero, caro Demetrio, ma anche altri tifosi che sognano il ritorno di ciò che purtroppo non tornerà. Siamo ancora blasonati, siamo una nobile decaduta, possiamo certamente essere ancora la Reggina, pur con tutti i limiti del presente e le nebulosità del futuro. Abbiamo voglia di raccontare ciò che è stato e vogliamo raccontarne altre di imprese, al momento in catarsi in D, prossimamente su altri "schermi" calcistici.