REGGINA - Il paziente (Reggina) ha bisogno della famiglia (pubblico)

09.03.2014 10:00 di  Antonio Paviglianiti  Twitter:    vedi letture
REGGINA - Il paziente (Reggina) ha bisogno della famiglia (pubblico)
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© foto di Federico Gaetano

Avete mai visto un medico salvare un paziente in un contesto caratterizzato dalla confusione? Supponiamo di no. La prima cosa che viene chiesta, solitamente, è quella di far lavorare il medico con calma per poter risolvere la situazione, tenendo "a distanza di sicurezza" i familiari.

Bene, adesso proviamo a portare questo scenario in casa Reggina. Il paziente, in condizioni critiche, rischia un duro colpo. L'equipe di medici deve lavorare con calma per operare al meglio. Così capita che, nei primi tempi, le persone care (in questo caso la tifoseria), vengano tenute a debita distanza.

Arriva, però, nel corso di una riabilitazione, il momento in cui la famiglia deve essere a stretto contatto con il paziente. Quando quest'ultimo vede la luce ma sa che da solo, abbandonato a se stesso, rischierebbe di non farcela. È quel passaggio, quell'affetto che fa la differenza. Vi domanderete, con le porte perennemente chiuse, come può riavvicinarsi la famiglia al paziente? Non è durante la settimana che ci vuole affetto, ma durante la prova finale dei sette giorni: allo stadio.

L'equipe medica (Gagliardi, Zanin, Saffioti, Grilli, Ocello) continua a operare bene, tra parecchi alti e pochi bassi. E quando avvengono quest'ultimi, con prontezza si corre ai ripari, tornando anche sui propri passi. E così un cuor di Leone (Strasser) ritrova posto in linea mediana e, non per casualità, la Reggina soffre solo in alcuni frangenti tenendo bene il campo.

E se alla fantasia di un tridente innovativo, dinamico e concreto, aggiungiamo la solidità difensiva a cui si sommano le parate determinanti di un anticorpo come Pigliacelli, il quadro clinico non può che far strappare un piccolo sorriso. Ma la situazione resta stazionaria. Per un ultimo colpo di coda c'è bisogno, ripetiamo, della famiglia.

Sabato arriva il Crotone di mister Drago,  squadra rognosa perché incarna ottimamente il concetto calcistico di una serie B dalla qualità attuale non eccelsa. Il paziente vuole la famiglia. Servono iniziative vere, iniziative che invoglino i tifosi a riempire i gradoni del Granillo.

In fondo, la tifoseria ha già risposto presente se stimolata: era solamente il 23 agosto 2013...