CASO BARI - Gazzetta dello Sport: "Un buco di tre milioni ha inghiottito 110 anni di storia"

19.07.2018 11:29 di  Redazione Tuttoreggina  Twitter:    vedi letture
CASO BARI - Gazzetta dello Sport: "Un buco di tre milioni ha inghiottito 110 anni di storia"
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Una voragine che ha portato al fallimento. Gazzetta dello Sport scrive in merito al caso Bari, la gloriosa società biancorossa sparita dai radar del professionismo.

Ecco come è caduto nell'oblio il Galletto:

Tre milioni, la «miseria» di tre milioni di euro. La storia di 110 anni del Bari è stata cancellata da un fallimento che si sarebbe potuto evitare, appunto, garantendo la ricapitalizzazione per 3 milioni (per 1,6 milioni si era già provveduto). Ma la freddezza dei numeri non può raccontare la voragine creata dal presidente Mino Giancaspro – per la verità, con una parte debitoria ereditata dalla gestione Paparesta –, che ha finito per inghiottire sogni e sentimenti di un territorio nel quale la Bari è un simbolo identitario. Quasi 330 mila abitanti nel capoluogo, oltre un milione e 200 mila nella città metropolitana costituita nel 2014: la Bari sono tutti loro, che soffrono per emergenze ovviamente ben più gravi della crisi del pallone. Sono altri gli allarmi che emergono: lo scempio delle tende del Palagiustizia a Bari, il tasso di disoccupazione che, dal 19,3 per cento del 2016, è migliorato di poco nel 2017, l’indice di vivibilità che, per il Sole 24 Ore, colloca la provincia all’86° posto su 110 in Italia.

TENTATIVO VANO Ma il pallone che è rotolato nel burrone della Serie D propone uno spaccato sociale. «Ci siamo arresi, dopo aver trovato 45 controversie – dice l’imprenditore barese Ferdinando Napoli, che con Andrea Radrizzani, patron del Leeds, ha tentato di salvare il club –, dai 6,7 milioni di euro con agenti e procuratori al contenzioso con Infront per 2,5 milioni e a quello con l’erario per 4,8 milioni. Sarebbero serviti, anche con le transazioni, circa 17 milioni, più altri due o tre. Al sindaco Decaro ho dato la disponibilità ad impegnarmi per la rinascita del Bari, anche dalla D». La fotografia più nitida sul momento della classe imprenditoriale barese è scattata da Domenico Bartolomeo, presidente di Confindustria Bari e Puglia: «Ci preoccupiamo di difendere le nostre aziende, di superare un periodo difficile. Ma il Bari è una realtà calcistica tra le prime otto in Italia. E magari merita l’interesse anche di investitori internazionali…» .

DA SERIE A Eppure, proprio nelle difficoltà, la Bari è stata stritolata in una morsa d’affetto dai suoi tifosi. In particolare, nelle ultime stagioni di B il club biancorosso, con Paparesta e anche con Giancaspro, è stato al primo posto nella classifica delle presenze in partite casalinghe. Nello scorso torneo, la media-gara di 15.800 spettatori (seconda l’altra società fallita, il Cesena, con 12.106 presenze) è stata superiore anche a quella di sei club della Serie A 2017-18.

SOGNO ALL’ASTA Sulla strada di un fallimento annunciato, dal disimpegno della famiglia Matarrese dopo quasi 37 anni al timone del club, quel Bari faceva comunque gola, era considerato un affare. Tant’è che, dopo due aste andate deserte, Gianluca Paparesta il 20 maggio 2014 se l’aggiudicava, per 4,8 milioni (compreso il titolo sportivo). Nato il Football Club Bari 1908, cominciavano i «misteri» sulla compagine societaria allestita dall’ex arbitro, tanto abile nel coinvolgere nell’avventura Infront quanto nel mantenere segrete le altre partecipazioni nel club. Dopo le illusioni legate nell’era Matarrese provocate dal texano Tim Barton, anche Paparesta ha concesso alla piazza un… «ricco sfondato», il malese Datò Nordin, pronto nell’aprile 2016 ad accendere il popolo biancorosso con la promessa di spingere, entro 5 anni, la Bari in Champions.

SPERANZE BRUCIATE Aveva accettato già nel dicembre 2015 l’iniziale supporto finanziario per il 5 per cento azionario da parte di Mino Giancaspro. Paparesta si è ritrovato in pochi mesi estromesso dalla proprietà del Bari. Il nuovo socio, infatti, con la ricapitalizzazione effettuata nel giugno 2016, diventava il nuovo padrone del Bari, lasciando a Paparesta appena lo 0,63 per cento del pacchetto azionario. Noti i suoi interessi in più settori imprenditoriali, è rimasta sempre l’incertezza sulla solidità economica di Giancaspro, che per un anno e mezzo ha dato carta bianca, quindi disponibilità finanziaria, al d.s. Sean Sogliano per operare autentiche rivoluzioni sul mercato, anche nel giro di due sessioni ravvicinate. L’ambizione dell’uomo di Molfetta andava oltre il possibile approdo in A. Il suo obiettivo principale era il «San Nicola», da acquistare passando da un progetto di restyling per un importo complessivo di 150 milioni. Sicuro di sé, ha bollato nei mesi scorsi come fake news le prime indiscrezioni sulle inadempienze nei versamenti per ritenute Irpef contributi Inps per gennaio-febbraio 2018. Ma, col tempo, è stato schiacciato dal peso dei suoi limiti .