REGGINA: ALL’INFERNO E RITORNO, MA NON PUÒ BASTARE
Nel campionato dei ribaltamenti, abbiamo assistito all’ennesimo crocevia che avrebbe potuto, in un modo o nell’altro, condizionare pesantemente le sorti della Reggina in questo pazzo girone, sempre più somigliante a delle montagne russe: in poco più di venti giorni, il successo di Vibo aveva scongiurato il precipizio in classifica a distanza siderale, e solo una settimana dopo si è passati da un finale di primo tempo da capolista ad essere ricacciati giù in graduatoria in soli 45 minuti.
Ed alla regola della schizofrenia a cavallo dell’intervallo di gara non è sfuggita la sfida con il Locri, che ha visto gli amaranto di casa disputare uno dei primi tempi più imbarazzanti che si ricordino, salvo poi ritrovare un orgoglio che sembrava disperso per operare una rimonta esaltante, con la ciliegina della rete del 3-2 la cui spettacolarità è difficilmente riscontrabile in categorie superiori, risultato che di fatto ci rimette in carreggiata ma soprattutto ci fa riemergere da un inferno in cui, stavolta, difficilmente tutto l’ambiente sarebbe riuscito a non restare intrappolato per il resto della stagione.
Come fatto correttamente notare da mister Trocini a fine gara, la squadra è riuscita a scrollarsi di dosso tutte le paure, vistasi ormai con un piede e mezzo nella fossa, e gettare il cuore oltre l’ostacolo, non solo da un punto di vista nervoso ed agonistico ma anche tecnico, creando in mezz’ora più occasioni da rete nitide che in tutto il mese precedente; tutto ciò da un lato fa tirare un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, ma dall’altro pone un interrogativo piuttosto inquietante: è tollerabile che una squadra costruita per vincere il campionato risulti, a due gare dalla fine del girone di andata, ancora attanagliata da timori ed insicurezze?
Conosciamo bene le pressioni a cui i calciatori sono sottoposti in una piazza che pretende giustamente la vittoria ad ogni costo, tuttavia riteniamo che chiunque sia giunto a Reggio dovesse essere necessariamente cosciente di tali pressioni e dunque pronto a fronteggiarle, oltretutto forti, per la maggior parte dell’organico, di una esperienza e personalità sufficienti a reggere l’onere della maglia amaranto, per una squadra che invece vive ancora troppi alti e bassi dettati per lo più da ragioni mentali, ma che nonostante tutto ci consentono ancora di essere in piena corsa per il primato considerato che se Atene piange Sparta non ride, dato che anche gli altri competitor non stanno certo brillando per continuità.
Tornando a parlare di snodi cruciali, è chiaro che il ritorno alla vittoria e le modalità con cui ciò è avvenuto, oltretutto “violando” il Granillo dopo oltre quaranta giorni, può e deve costituire quella svolta tanto agognata ma mai realmente verificatasi da inizio campionato, e dovrà trattarsi di una sterzata finalmente strutturale e duratura, senza che vi sia ogni volta la “necessità” di prendere uno schiaffo per reagire a dovere, a cominciare dal prossimo impegno, tutt’altro che agevole, contro un Castrumfavara che in campionato perde pochissimo e che ha già fermato un paio di big del torneo, e che dunque andrà affrontata con la consapevolezza e la convinzione che, per quei pochi che ancora non lo avessero capito, è indispensabile mantenere contro qualsiasi avversario al di là di nome e pedigree.
Nel frattempo, restiamo in attesa che la società continui l’opera di completamento della rosa con quei profili che, come già detto in precedenza, aiutino il collettivo a calarsi meglio nella realtà della serie D, magari riuscendo a privarsi di coloro che, per qualsiasi motivo, si ritiene non rientrino più nel progetto, e che il tecnico prenda decisioni definitive in merito ad un modulo che riesca a valorizzare al meglio le risorse a disposizione.