REGGINA - «Non voglio morire adesso», ma la barca è in tempesta

16.03.2014 10:03 di  Antonio Paviglianiti  Twitter:    vedi letture
REGGINA -  «Non voglio morire adesso», ma la barca è in tempesta
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

"Non voglio morire ancora, non adesso" ha concluso così, Franco Gagliardi, il suo intervento a margine di Reggina-Crotone, sfida terminata 1-4 in favore dei pitagorici. Un appello a chi non vuol perdere la speranza di portare in salvo una barca alla deriva. Concordiamo con lui, perché di giornate ne mancano ancora 13 e in questa serie B, dal livello tecnico non eccelso, chiunque può vincere con chiunque. Inutile fasciarsi la testa prima di rompersela definitivamente.

Il dato certo è quel secondo tempo di ieri pomeriggio. Per mezzora abbiamo rivisto la Reggina del girone d'andata, statica e impaurita, incapace di reagire a un secondo schiaffo. Non era mai successo, nel 2014, di subire tre gol su azione, di commettere così tanti errori corali in fase difensiva. Di risultare imprecisa sotto rete, anzi: in questi primi mesi della nuova gestione, avevamo esaltato le doti di cinismo della squadra amaranto, capace di capitalizzare al meglio le occasioni da gol. Cosa che ieri non ha saputo fare: se il primo tempo fosse finito con un doppio vantaggio amaranto, nessuno avrebbe recriminato. La Reggina, questa volta, ha invertito i tempi: nella prima frazione ha giocato bene, senza strafare, con una manovra fluida dalla cintola in su; nella seconda parte di gara, invece, non ha tirato fuori quel colpo di coda a cui ci aveva abituato ultimamente.

Non è il primo stop per Gagliardi e Zanin, ma questa sconfitta ha il sapore della "brusca frenata". Perché da partite come Novara e Varese si è provato a cogliere più di quanto positivo c'è stato nella prestazione della squadra, uscita senza punti immeritatamente. Dalla sconfitta di ieri, invece, difficilmente riusciamo a trovare spunti propositivi. La Reggina è uscita dal campo con venti minuti d'anticipo. La risposta immediata di Ishak al pareggio di Gerardi ha tagliato le gambe a una squadra che vive sul filo del rasoio tra l'esaltazione e la paura. Ieri è prevalso il secondo sentimento, nonostante lo zoccolo duro della tifoseria abbia provato a sostenere questa squadra.

Prima di pervadere la mente di cattivi pensieri, giochiamo queste tredici partite: i punti a disposizione sono tanti, la salvezza diretta è ormai un miraggio con un Bari ritrovato (a proposito, che entusiasmo al San Nicola, ndr.). Il Novara stenta a correre, ma le opportunità, con il passare delle giornate, diminuiscono sempre più. Lo scorso anno, di questi tempi, speravamo di non dover disputare i playout; quest'anno, invece, speriamo di dover prolungare la stagione con uno spareggio.

Infine, un'ultima battuta sulle gestioni societarie: da ieri, in città, si parla di un Foti che dovrebbe prendere esempio dalla gestione dei Vrenna e del Crotone. In linea di massima si potrebbe essere d'accordo prendendo in esame le ultime annate amaranto (gli errori di questo campionato hanno radici ben lontane), ma non dimentichiamo che la Reggina è al capolinea di un ciclo, il Crotone nel cuore di un periodo esaltante.