REGGINA ADDIO - Il tempo dei processi: la lunga strada verso l'oblio

14.07.2015 20:08 di Giovanni Cimino Twitter:    vedi letture
REGGINA ADDIO - Il tempo dei processi: la lunga strada verso l'oblio
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© foto di Sarah Furnari/TuttoLegaPro.com

Abbiamo spesso detto, in incipit a risposte ai nostri lettori o a nostri commenti, che il tempo dei processi era lontano, ma semplicemente rinviato. Nel cuore di tutti i veri amaranto, la speranza di salvare le tantissime emozioni vissute, di salvare un patrimonio di TUTTI, era forte e tangibile, ma tutti avevano la consapevolezza che si andava a salvare una sorta di creatura profondamente malata e acciaccata: forse era questione di tempo, ma il destino della Reggina Calcio era già segnato. Il tempo dei processi è arrivato, anche se il problema è quello di mettere una pezza alla scomparsa di una realtà che ha dato lustro a tutta la Città e non solo.

Anche negli anni in cui non ci si poteva osare a criticare e a fare osservazioni, pena umilianti embarghi stampa per chi rendeva un servizio a tesserati e società, il destino amaranto era di fatto già segnato: le vicende dell'ultimo anno, in primis dopo la retrocessione dalla B, ne hanno messo il sigillo. Eppure, in qualche modo si è cercato di recuperare quel poco che ancora c'era da recuperare e il presidente Foti era sempre persuaso dell'idea di riuscire a superare l'ennesima burrasca. Stavolta, neanche lui potè e crediamo che il più incredulo della scomparsa della suaa creatura, possa essere proprio lui, perchè avrebbe sfidato ogni tipo d'impedimento pur di continuare a determinare il futuro di questo club che sportivamente non c'è più.

Non siamo in grado di leggere oggi le sfumature di ordine economico che nel corso del tempo hanno segnato la morte della Reggina Calcio, ma di certo possiamo dire la nostra sulla parte tecnica. La presupponenza, l'impreparazione, le scelte sbagliate, gli uomini non idonei a certe fasi, il male oscuro che faceva diventare brocchi quasi tutti i calciatori passati dal Sant'Agata, hanno avuto il loro determinante peso sulla scomparsa del principale club di Reggio Calabria. Quante svolte poteva imprimere la dirigenza Foti e non lo ha fatto, piuttosto si è voluto procedere sulla solita strada, quella dei calciatori emarginati e poi divenuti eroi popolari, poi rigettati nel dimenticatoio e infine di nuovo redenti, il tutto con una costanza maniacale e perversa. Tirare a campare o magari puntare sul "minimo costo, speranza di massimo rendimento" non ha di certo aiutato a far cambiare il vento della crisi. Solo questo basta a spiegare uno choccante falimento: no, logicamente. Presunzione, chiusura, certi aspeetti arrroganti, mancanza di chiarezza, hanno determinato la caduta finale. La Reggina, in barba a coloro che devono diifendere l'indifendibile, non ha più fatto calcio, ma solo aziendalismo, che di per sè non è una cattiva parola, quando però ad essa vengono accompagnati i risultati: sportivi e non solo. Alla Reggina mancavano gli uni e ultimamente anche gli altri.

Ci saranno giorni e ore per fare i processi, eccome se ne avremo, ci sarà tempo di ripercorrere le fasi di questi ultimi giorni concitati, ma ora bisogna capire se il nome della Reggina sarà ancora una volta ostaggio di interessi di parte o di mire poco appropiate alla grandissima passiione dimostrata dallo zoccolo duro del tifo. Avremo poche parole piacevoli per beghe di parte, per chi dirà che la colpa è sempre degli altri, per chi non si atterrà ai fatti nudi e crudi. Non avremo considerazione di coloro che non vogliono realmente garantire un futuro calcistico all'erede della Reggina, in qualsiasi categoria essa possa essere iscritta. Servono quei fatti che fanno parte degli uomini d'azioni, ma serve fare calcio, non business con la vendita di quattro magliette o con la costruzione di due palazzine e magari ci sarà anche il profitto.

Reggio può certamente esprimere nuovamente la massima espressione del suo movimento calcistico e si dovrà avere la massima pazienza nel ricostruire tutto da zero, tutto da capo, magari con quella disponibilità mostrata nelle ultime settimane da chi si appresta a lasciare la guida del club, sopratutto per quanto concerne lo slegarsi da tutte quelle situazioni che possono contribuire a far crescere una eventuale nuova realtà calcistica: Reggio deve dimostrare di avere validi dirigenti sportivi, capaci di rilanciare quella che appena sei anni fa, non nella preistoria, calcava i campi dela serie A.

Ora è notte, ma la Reggina deve risorgere.