I giovani non bastano: deve cambiare tanto all'interno

14.05.2014 13:55 di Giovanni Cimino Twitter:    vedi letture
I giovani non bastano: deve cambiare tanto all'interno
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© foto di Federico De Luca

Nel mondo del calcio è prassi per chi ha ottenuto una delusione o ha fallito completamente il proprio obiettivo, accampare le scuse del caso e prendersela con il mondo. E' capitato questo dalle parti di Padova, è capitato questo dalle parti di Reggio Calabria, capiterà anche da altre parti. Difficile, quasi impossibile invece, che si faccia sana, costruttiva e sacra autocritica: "Ho davvero le mie colpe, dovrei cambiare qualcosa nel modo di agire?", nelle notti questa domanda potrebbe albergare nella testa di qualcuno. Almeno, è la nostra speranza.

Noi, non vogliamo fare "gli avvocati delle cause perse", per giunta a convenienza perchè magari imparentati con dirigenti o figure presidenziali, quindi restiamo nel campo della nostra obiettività. Diciamo che non ci consola vedere la "Reggina giovane" che viene decantata dalle parti di via delle Industrie. Il fatto di far giocare ora alcuni giovani, magari più utili e funzionali di tanti altri presi al "discount" del calciomercato, ci fa terribilmente arrabbiare. E la rabbia aumenta considerando che la Reggina ha già salutato la compagnia cadetta e si appresta a disputare la serie C. Con relativo incrocio di dita. 

Piuttosto, da queste serate ricche di "linea verde", va tratto un insegnamento. Il Sant'Agata è una "scuola", una fabbrica, un'industria (o forse vuol essere un calciatorificio), ma se fosse gestita meglio, chissà che la Reggina non ne tragga dei vantaggi. Esempio: se un Bochniewicz, pur classe 1996, è meglio di un Ipsa o di un altro calciatore "over", perché non farlo giocare prima? Se un giovane qualunque dimostra di avere nella Primavera le stimmate di un potenziale giocatore da B (e qualcuno lo ha dimostrato, ma ancora non ha fatto esordio), perché lasciarlo a vita nelle giovanili o magari prestarlo in futuro a cinque squadre di D e non farlo mai crescere. Per non parlare dei vari Camilleri, Alessio Viola e chissà quanti altri ancora. La gestione dei calciatori della "fabbrica" Sant'Agata, ha lasciato parecchio a desiderare nelle ultime stagioni. E le scelte non sono state fatte perché un "giocatore era più forte di un altro", ma spesso per altre motivazioni e situazioni. Per ritrovare un barlume di razionalità, bisognerebbe capire subito con quali di questi ragazzi ripartire: sappiamo che "chiunque è in vendita", ma una vittoria si costruisce con la programmazione, termine oramai sconosciuto dalle parti del Centro Sportivo.

In conclusione, cosa deve succedere per far cambiare "modello di conduzione" a questa società? (sottintendendo che c'è la ferrea volontà di non passare la mano, ndr) La Reggina è retrocessa in C dopo 19 anni, la società è sull'orlo del fallimento e magari si rischia l'iscrizione al prossimo campionato, sono passati 10 allenatori in 4-5 anni e nessuno è riuscito a mantenere la panchina, per non parlare degli oltre 60-70 giocatori comprati dalle serie inferiori e rivelatesi mezzi fallimenti: cos'altro serve per far cambiare il modo di pensare a questa Reggina? Riferendoci alla mera gestione tecnica, la Reggina deve tornare a fare calcio, non a fare "vetrine" per chi voglia acquistare questo o quel giocatore, deve tornare ad aver voglia di rischiare, nel senso imprenditoriale del termine, ma sopratutto bisogna mettere al posto giusto gli uomini giusti: il presidente faccia il presidente, il ds (con pieni poteri) faccia il ds, l'allenatore faccia l'allenatore. Sembra facile, ma facile, forse, non è!