Reggina: un piccolo passo avanti

22.11.2009 16:23 di Rosario Ligato   vedi letture
I calorosi tifosi amaranto
I calorosi tifosi amaranto

Guardando la classifica dopo 14 partite è normale avvertire tanta delusione da parte di una tifoseria abituata a ben altri lidi (con tutto rispetto per Crotone, Gallipoli, Cittadella), una tifoseria che per un decennio la vedeva protagonista nei maggiori palcoscenici calcistici all'insegna del tifo, dei colori, del divertimento, dell'orgoglio di portare in alto la squadra che rappresenta la città di Reggio Calabria, una città tanto bistrattata e sempre nelle prime pagine dei giornali per eventi extracalcistici che in questo sito non osiamo nemmeno nominare.

Sono nella mente di tutti le imprese della squadra amaranto, dal pareggio in quel di Torino sponda Juventus, ai pareggi a San Siro contro le 2 squadre milanesi, e che dire della vittoria all'Olimpico di Roma o le vittorie contro Inter, Juventus e Milan in un "Granillo" stracolmo di gente dal sangue amaranto. Emozioni che ognuno di noi conserva in un angolino della nostra mente, nonostante i tempi duri di oggi, tempi di crisi, di disoccupazione, di pandemie, tempi che non permettono di pensare troppo alle passioni che anni addietro facevano parte delle cose primarie della nostra vita quotidiana.

Nello sport vige una regola importante, insindacabile: tutto ciò che di buono è stato fatto in passato va ricordato e messo in un cassetto,quel che più conta per raggiungere dei risultati è pensare al presente. I ricordi sono belli, il passato è scritto in modo incancellabile nella storia di una società e la Reggina dal 1914 ad oggi ha avuto tantissime esperienze che i più "grandi" ricordano bene, momenti fatti di gioie e dolori, giornate di festa dovute ad importanti successi, momenti meno felici come il fallimento della Reggina, momenti difficili che, grazie all'affetto, la passione, la generosità dei tifosi amaranto, sono stati superati nonostante tutto. Storia che nessuno cancellerà mai dal cuore e dalla mente di tutti i reggini.

La realtà oggi dice che la Reggina disputa un campionato importante come quello della serie B italiana, un campionato durissimo, dove la corsa e la voglia di mettersi in mostra sono qualità imprescendibili per emergere e fare la differenza. La realtà dice che la squadra amaranto è penultima con altre 2 squadre a 13 punti in classifica dopo 14 giornate di campionato, la realtà dice che con le chiacchiere e i proclami non si va da nessuna parte.

Nessuno nega che la squadra amaranto sia partita per arrivare tra le prime 2 di questo torneo, nessuno nega che la rosa attuale abbia delle buone qualità, quest'ultime possono fare la differenza solo se ci sono altri fattori importanti come la voglia di emergere, spirito di sacrificio, mentalità vincente. Tutti fattori che molte squadre di serie B hanno, poco importa se (sulla carta) la qualità di giocatori semisconosciuti come Di Nardo, Mastronunzio, De Falco, Mazzarani, Valdifiori, Troiano, Antenucci, Miramontes, Schelotto, sia inferiore di giocatori come Bonazzoli, Cacia, Buscè, Valdez, Santos, Carmona, Brienza, Cassano.

Oggi la Reggina è una squadra che ha bisogno dell'affetto di tutto l'ambiente che gli sta attorno, nel calcio niente è dovuto, la serie A va dimenticata al più presto, perchè i troppi proclami di vittoria già annunciata hanno fatto male alla squadra. Oggi la Reggina viene da un pareggio sul difficile campo di Crotone, un fallimento se si pensa (in modo errato) che un anno fa andavamo a San Siro e oggi pareggiamo a Crotone, un buon pareggio se si pensa che la Reggina da 2 mesi usciva sconfitta lontano dal "Granillo".

Un piccolo passo avanti che non esalta più di tanto l'ambiente, ma che non lo demoralizza ulteriormente dopo un avvio difficile. Oggi si denota un certo distacco tra squadra e la tifoseria, quest'ultima 12° uomo in campo negli anni passati, 2 istituzioni che per rendere al massimo devono fondersi e remare per la stessa parte. Oggi la tifoseria amaranto dimostra di non avere la mentalità giusta che una squadra dal livello della Reggina deve avere. Una mentalità disfattista che non giova a nessuno, la tifoseria deve essere sempre dalla parte della squadra in ogni categoria, oggi invece la tifoseria stessa alle prime problematiche si dissolve e comincia a lanciare critiche contro tutto e tutti.

Concludo dicendo ai simpatici lettori amaranto che un giorno mi piacerebbe che si interpretasse il gioco del calcio come uno sport che per prima cosa voglia dire divertimento, una passione che ci accompagna nella nostra vita, un momento di aggregazione, uno sport sano che permetta ai nostri figli di crescere con quei valori che questo sport sa dare, ma sopratutto saper incassare la sconfitta, qualità che oggi in pochi hanno. Ricordo ancora le migliaia di tifosi del Genoa a seguito del "Grifone" in serie C1 dopo la squalifica inflitta l'anno precedente. Forse, noi tifosi amaranto, dovremmo imparare da loro.